Si allarga sempre di più la zona grigia delle spese dei partiti che avvolge il sistema politico in Emilia Romagna. Oltre all’Italia dei Valori, ci sono anche Alleanza Nazionale, Rifondazione Comunista e i centristi dell’Udc di Casini tra i partiti che durante la scorsa legislatura del consiglio regionale non avevano depositato le fatture relative alle spese sostenute durante i cinque anni. E si tratta di rendiconti per centinaia di migliaia di euro di spese sostenute durante il mandato. Spese sulle quali indaga la magistratura: devono controllare, per ogni singola voce, se le uscite corrispondono alle entrate. 

La conferma arriva dagli stessi uffici della Assemblea legislativa guidata dal renziano Matteo Richetti. “Lo scorso 21 maggio, il direttore generale, Luigi Benedetti, con una comunicazione al servizio competente, avviò una verifica interna sull’argomento dalla quale, già il giorno successivo, emerse che due gruppi, Idv e An, non avevano ancora versato al protocollo, e quindi archiviato presso l’Ufficio presidenza, la documentazione dell’intera legislatura 2005-2010, mentre il gruppo Udc non aveva presentato quella relativa ai pochi mesi 2010 rimasti e il gruppo del Prc non aveva presentato quella dall’agosto 2007. Tale documentazione è stata richiesta e in poche settimane è stata tutta depositata”.

Poche settimane per sistemare le cose dunque, eppure quando la guardia di finanza il primo giugno scorso arriva in consiglio regionale a chiedere fatture e pezze giustificative delle spese dei politici, a non aver ancora portato a compimento i propri doveri erano diversi partiti. Le notizie trapelate da fonti molto autorevoli degli inquirenti che indagano sulla vicenda di Paolo Nanni, l’ex consigliere regionale Idv, trovano dunque conferma. Non solo le Fiamme gialle non trovarono quelle intestate all’Italia dei Valori. Anche la documentazione di diversi altri gruppi non era stata depositata. Eppure una legge regionale, prevedeva invece che a fine mandato i gruppi in consiglio mettessero agli atti fatture e ricevute.

La ricostruzione temporale fatta dalla Regione conferma quanto trapelato dall’inchiesta della Procura di Bologna. “Quanto alla richiesta del materiale relativo all’Idv da parte della Procura di Bologna, tale richiesta è del 30 maggio scorso, cui seguì una prima visita degli agenti della guardia di finanza il primo giugno e una successiva il 5 luglio, quando è stata consegnata loro la documentazione contabile nel frattempo acquisita da Paolo Nanni, capogruppo Idv nella legislatura 2005-2010″.

E se è vero che i gruppi rendicontavano annualmente le proprie spese è altrettanto vero che le fatture, quindi i giustificativi, fino all’inizio dell’estate non c’erano. Non si parla peraltro di pochi euro. Da gennaio a maggio del 2010 (da notare che la legislatura era finita a marzo di quell’anno) il rendiconto finanziario del gruppo di Alleanza Nazionale (formato da 4 consiglieri) era di 110 mila euro sia in entrata che in uscita. Rifondazione comunista (2 consiglieri) aveva tra le mani tra il 1 gennaio e l’ottobre 2010, 83 mila euro. Per l’Udc si parla di 71 mila euro, mentre Paolo Nanni dell’Idv, capogruppo dell’Idv in quei mesi del 2010 ebbe tra le mani 31 mila euro (ma in totale, nell’indagine, si parla di 450 mila euro). Gli ultimi due erano entrambi dei monogruppi, erano composti cioè da un solo eletto.

Moltiplicando queste cifre per cinque, cioè gli anni di un mandato, si capisce come non il depositare le fatture, non rendeva possibile giustificare le  spese per centinaia di migliaia di euro. Nel comunicato dell’Ufficio di presidenza si prova tuttavia a smorzare il clamore. “Va ricordato che si tratta della documentazione contabile che era già stata controllata e vidimata dai revisori dei conti ogni quadrimestre per la redazione del bilancio annuale di ogni gruppo nei cinque anni della legislatura passata e non di documentazione nuova da sottoporre a ulteriori verifiche”. Una “documentazione che, fatta eccezione per l’Idv, era depositata ai gruppi, così come prevede la legge, per completarne il riordino prima dell’archiviazione definitiva presso l’Ufficio di presidenza”.

Nel frattempo la vicenda ha travolto l’ex consigliere Nanni, che dopo l’esperienza in Regione era stato eletto in Provincia tra le fila dei dipietristi. Oggi, dopo le prese di distanza dei vertici del suo partito, è uscito dall’Italia dei Valori per entrare nel gruppo misto del consiglio provinciale. E Nanni, indagato per peculato, dalle pagine de ilfattoquotidiano.it si è difeso: “Per quel che mi riguarda mi riterrò indagato solo dopo che le accuse mi saranno state formalizzate. Intanto però ho già deciso di passare al gruppo misto. La sfido a trovare un altro politico, governatori di Regione compresi, che abbiano fatto lo stesso”.

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