“Siamo ancora in attesa di esaminare il testo in Senato e una cosa è certa: siamo pronti a fare le barricate, se la legge dovesse passare sarebbe una vergogna”. Il presidente di Adusbef e senatore dell’Idv Elio Lannutti si scaglia contro il governo e punta l’indice contro la legge delega per la revisione fiscale (Delega fiscale) accusata di favorire smaccatamente le banche. Una vicenda che ha già suscitato molte perplessità ma che ora, alla vigilia dell’esame dell’aula, rischia di scatenare una nuova bufera alimentando quell’idea del “doppio binario” governativo – esecutivo inflessibile con i cittadini e accondiscendente con le banche – al centro di ogni polemica.

La questione ruota attorno al tema dell’abuso di diritto e dell’elusione fiscale. Ovvero della definizione di quelle pratiche che consentono ai grandi gruppi finanziari di sottrarre al fisco parte dei profitti attraverso l’istituzione di un’architettura finanziaria complessa. In pratica, secondo il testo di legge, “la condotta abusiva come uso distorto di strumenti giuridici idonei ad ottenere un risparmio d’imposta”, ovvero l’elusione per la quale viene comunque esclusa “la rilevanza penale”. In estrema sintesi la depenalizzazione dell’illecito.

E qui l’ipotesi del provvedimento ad hoc inizia a farsi strada tra i suoi oppositori che, in proposito, non usano certo mezzi termini. Lannutti, in particolare, ci vede un assist implicito: “Diciamo la verità, questa è una sanatoria ad hoc per Alessandro Profumo e i suoi amici” dichiara il senatore. Il riferimento corre ai guai giudiziari dell’ex numero uno di Unicredit ora al vertice di Monte dei Paschi dopo la recente scelta da parte della fondazione senese che ha scatenato un conflitto tra le anime locali del Partito democratico. Profumo è tuttora accusato dal pm della Procura di Milano Alfredo Robledo di aver realizzato a suo tempo, insieme alla banca britannica Barclays, un’operazione di finanza strutturata denominata Brontos che avrebbe consentito all’istituto di Piazza Cordusio di sottrarre al fisco introiti per 245 milioni di euro. Un’operazione, secondo l’accusa, che costituirebbe un’elusione in piena regola. Profumo e gli altri accusati respingono ogni contestazione.

Di recente la rivista rivista Fiscoequo dell’associazione per la legalità e l’equità fiscale ha sollevato le proprie perplessità in un articolo a firma Oreste Saccone. “La delega – ha scritto Saccone – sembra ignorare che il principio generale di divieto dell’abuso del diritto è principio già esistente nel sistema tributario” con il risultato che “se il principio antiabuso si ritenesse espressione di una novità normativa, la nuova disposizione avrebbe efficacia solo per il futuro, con la conseguenza di introdurre un mega-condono gratuito e sanare implicitamente tutte le operazioni poste in essere precedentemente”. Inoltre “la delega volutamente depotenzia la disciplina antielusiva escludendo espressamente la rilevanza penale dei comportamenti ascrivibili a fattispecie abusive”. In pratica, è come se “i principali criteri ispiratori della delega” finissero in definitiva per “salvaguardare i grandi contribuenti“.

“La depenalizzazione dell’abuso di diritto contrasta apertamente con una sentenza della Cassazione sul caso Dolce&Gabbana” (condannati a pagare al Fisco 229 milioni di euro, ndr) spiega Lannutti “per questo siamo pronti a presentare un’eccezione di costituzionalità”. In attesa di scoprire come andrà finire resta evidente il clima di tensione che circonda il lato debole dell’esecutivo. Quell’accusa cioè di rapporto privilegiato con il mondo bancario che, al netto di qualsiasi retorica, si accompagna a qualche persistente sospetto. Nel recente passato ha suscitato molte polemiche la decisione del governo di esonerare le fondazioni bancarie dal pagamento dell’Imu riconoscendo queste ultime come organizzazioni no profit. Una scelta che sta contribuendo al pari di altre a una certa crisi di consenso che preoccupa presumibilmente lo stesso Monti.

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