Troppo facile, e scontato anche, e retorico pure, rispondere “un esempio”, “uno con la schiena diritta” e bla bla e bla bla. A chi chiede cosa abbia significato Indro Montanelli per il giornalismo italiano, io rispondo citando il titolo di un suo libro: “Soltanto un giornalista”.

Con tutto quello che questo vuol dire in un Paese come il nostro, dove quel che dovrebbe essere normale diventa extra ordinario, dove la furbizia ha preso il sopravvento sull’intelligenza, l’opportunismo sulla dignità, le opinioni sui fatti e chi vive e lavora nel rispetto delle leggi – scritte e non – è una specie di soldato scelto in una guerra perdente.

In un Paese in cui gran parte dell’informazione è legata al potere politico e industriale, pensare a Montanelli, alla sua normalità, vuol dire ricordarsi che le cose dvrebbero andare diversamente da come vanno oggi, che il grande industriale, il sommo imprenditore potrà pure essere proprietario di una testata, ma i padroni veri sono direttore e giornalisti, che a loro volta “dipendono” da chi di quel giornale legge, quel tiggì segue, quel radiogiornale ascolta, quel sito internet visita. Internet, già. L’online, la nuova, nuovissima frontiera, e già s’avanzano pionieri.

Però io credo che le leggi, scritte e non, del giornalismo non cambieranno. E sarà sempre un bene ricordarsi –  rileggendo i suoi pezzi e pure gli scambi al vetriolo con Mario Melloni – di Montanelli.

Luciana Matarese