Simbolo del connubio nutrizione-benessere, i cereali a colazione sono considerati la migliore scelta per iniziare la giornata a tavola con un carico di sana e bilanciata energia. Basta guardare gli spot o anche solo leggere le confezioni per rendersi conto che i cereali, soprattutto quelli commercializzati dalle grandi marche, vengono spesso pubblicizzati come un “toccasana” per la salute dei più piccoli. Eppure, non è sempre così. A risvegliare la coscienza dei consumatori è una ricerca choc che arriva dal Regno Unito: i cereali più celebri e più diffusi in commercio sono in realtà “dopati” di zucchero.

A diffondere i dati è stata l’organizzazione britannica Which, che divulga informazioni indipendenti per lanciare un salvagente ai consumatori che rischiano di annegare nel selvaggio mare magnum di offerte e promozioni. Which non ha fatto altro che misurare le quantità di zucchero contenute in oltre cinquanta tipologie di cereali destinate alla prima colazione. Ebbene, dai risultati è emerso che in molte confezioni pubblicizzate i cereali contengono elevate percentuali di zucchero.

Il primato con ben il 37 per cento di zucchero è andato al prodotto sponsorizzato da Tony la Tigre. Nella lista nera anche i tradizionali cornflakes con un corposo 8 per cento di eccesso di saccarosio. Non è poco se si pensa che granelli di un grammo apportano già quattro calorie e, soprattutto, considerando l’allarme internazionale lanciato dai medici sull’uso sconsiderato dello zucchero nell’alimentazione, nemico della salute alla stregua del sale e del colesterolo e colpevole di giocare un ruolo chiave in malattie serie come obesità, diabete e patologie cardiache.

I numeri dell’allarme parlano chiaro: dai dati diffusi recentemente sulla rivista Nature sarebbero 35 i milioni di morti all’anno attribuibili al ricorso smodato allo zucchero.

Un killer che si insinua silenzioso negli scatoloni colorati dagli slogan rassicuranti, comodamente occultato da frasi che catalizzano rapidamente l’attenzione, alludendo esclusivamente al ridotto contenuto di grassi e all’ampio apporto di vitamine e ferro.

Esperti inglesi, come il critico gastronomico Joanna Blythman, si battono contro lo sfruttamento dell’inconsapevolezza del consumatore, ignaro di ingurgitare pericolose bombe caloriche dall’indice glicemico alto, e quindi cariche di energie che bruciano rapidamente, creando un aumentata astinenza da zuccheri.

Non resta che difendersi all’acquisto. Gli esperti consigliano di leggere sembre le tabelle nutrizionali, tralasciando i numeri suggeriti per una singola porzione e valutando soltanto le cifre segnalate per i 100 grammi di prodotto: in quella casella si nasconderebbe la verità, schiacciante anche per gli “special” cereali che continuano a garantire ventri piatti e taglie trentotto alle donne con un “carico pendente” di zuccheri del 17 per cento.

di Adele Brunetti

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