In principio fu Cortina. Poi è toccato a Roma, Perugia e, la scorsa settimana, a Milano. Tutto nell’arco di un mese, tutto concentrato sui luoghi della movida e del commercio sfrenato. E presto sarà la volta del Sud. Per qualcuno si tratta di operazioni mediatiche, fatto sta che i blitz delle Fiamme Gialle nelle mete preferite dal popolo della notte e dello shopping hanno tolto il velo su un malcostume tutto italico: chi lavora col jet set e chi di questo mondo ne fa parte, spesso e volentieri per il fisco italiano è un semi-sconosciuto. Non solo discoteche e negozi di lusso però: a finire nel mirino della Guardia di finanza, infatti, anche i grandi evasori, coloro che, seppur proprietari di auto, barche e aerei di lusso, compilano dichiarazioni di redditi minimal. “Sono gli evasori che mettono le mani nelle tasche degli italiani” ha detto Mario Monti a corredo della manovra di austerity che dovrebbe risollevare l’economia del Paese. Più che una denuncia, una dichiarazione d’intenti.

In piene festività natalizie, è toccato a Cortina d’Ampezzo sperimentare il nuovo pugno duro delle Fiamme Gialle, che hanno fatto irruzione con ottanta uomini nelle serate dolomitiche ‘in’ (san Silvestro e Capodanno) per controllare se l’enorme giro di denaro fosse o meno esentasse. Grande scalpore e titoli sui giornali: molti esercenti non ci stanno, vedono danneggiata irrimediabilmente immagine e giro d’affari. Anche la politica storce il naso, con Fabrizio Cicchitto che parla di “controlli inaccettabili”. La polemica, tuttavia, ha lasciato presto spazio ai risultati conseguiti dagli inquirenti, che tra scontrini non staccati, nullatenenti alla guida di fuoriserie e sommerso di vario tipo hanno scoperchiato il vaso di Pandora dell’evasione a cinque stelle.

Passa una settimana e gli ispettori traslocano a Roma: via Condotti e via del Corso, ma anche molte altre zone della città eterna e il litorale ostiense. Bilancio? Centinaia di controlli, altrettante sanzioni contro commercianti che non emettono lo scontrino e venditori abusivi. Le cifre fanno impallidire: oltre il 50 per cento dei negozi ‘controllati’ presentavano irregolarità. Fiscali ma anche legate al lavoro nero. La percentuale scende, ma di poco, in Umbria, dove la Guardia di Finanza dimostra che il 30 per cento degli esercizi commerciali presi in esame non rispettava la legge.

Lo scorso week end, invece, è stata la volta di Milano. Ma qui i dati – a differenza di quanto accaduto a Cortina – sono stati subito divulgati. E hanno fatto notizia. Dai controlli in via Paolo Sarpi, in corso Como, nella zona dei Navigli e in tutti gli altri luoghi della ‘Milano da bere’ (fermati anche i conducenti delle auto di lusso), le Fiamme Gialle hanno scoperto che, durante la loro visita, il fatturato degli esercizi commerciali ‘visitati’ è cresciuto del 44 per cento (anche del 200 per cento in alcuni casi) rispetto al sabato precedente, quando non c’è stata nessun blitz fiscale. Reazioni? Le solite: c’è chi puntualizza (Brunetta: “Non ci si basi solo su azioni spettacolari”), chi si dice soddisfatto (il sindaco Giuliano Pisapia) e chi chiede che i controlli vengano allargati anche al Sud (il presidente della Regione Roberto Formigoni).

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