I detenuti rinchiusi alla Dozza di Bologna hanno il loro nuovo garante. Si chiama Elisabetta Laganà ed è l’attuale presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia. Anche se il percorso non è stato facile: il consiglio comunale l’ha eletta solo al terzo tentativo (a maggioranza semplice), scegliendola tra la rosa di nomi formulata poche ore prima in commissione consiliare. Insieme a lei nella lista dei papabili anche l’ex provveditore e direttore del carcere bolognese Nello Cesari.

Dopo le divisioni dei giorni scorsi, la maggioranza si è quindi ricomposta intorno al nome di Laganà. Decisivo alla sua elezione è stato il ritrovato appoggio di Sinistra ecologia e libertà: “Dopo essermi astenuta su un ex vicequestore e su un ex direttore di un carcere, stavolta posso votare” ha scritto su Facebook pochi minuti prima dell’inizio dell’assemblea cittadina la capogruppo di Sel Cathy La Torre.

Qualche settimana fa erano stati proprio i consiglieri della lista Amelia-Sel a mettersi di traverso all’elezione dell’ex vicequestore Giovanni Pipitone, il candidato proposto dal Pd. Nella prima votazione a Palazzo d’Accursio, a scrutinio segreto, Pipitone aveva raccolto solo nove preferenze (addirittura due in meno del nome caldeggiato dal Pdl, Nello Cesari) mancando così l’obiettivo del quorum (fissato a 25 per le prime due votazioni e a 19 per la terza). E a poco era servito riproporre lo stesso nome al successivo consiglio comunale: un’altra fumata nera aveva rispedito la questione del Garante in commissione.

Senza metterne in dubbio la serietà professionale ,i vendoliani avevano ritenuto sia Pipitone sia Cesari poco compatibili con la figura terza e imparziale quale dovrebbe essere quella del Garante. “Da subito abbiamo espresso perplessità su Pipitone e Cesari, che per il loro passato non possono esprimere il punto di vista dei detenuti – aveva commentato Cathy La Torre – Avremmo preferito vedere una maggiore attenzione verso i soggetti più deboli”.

Con l’elezione di Elisabetta Laganà si chiude una vicenda lunga quasi un anno e mezzo. Bologna era senza un Garante per le persone private delle libertà personale da luglio 2010, quando l’allora commissario Anna Maria Cancellieri decise di non riconfermare l’avvocato Desi Bruno, nonostante cinque anni di lavoro in città. Fino ad oggi la posizione è stata ricoperta ad interim dal difensore civico del Comune, Vanna Minardi. Un incarico provvisorio in attesa del giudizio del consiglio comunale e utile solo a non lasciare i detenuti senza una figura di riferimento.

Pedagogista e psicologa, Elisabetta Laganà è stata il referente per il volontariato al Dipartimento amministrazione penitenziaria. Dal 2009 è a capo della Conferenza nazionale volontariato giustizia, organismo istituito negli anni Novanta per rappresentare enti, associazioni e gruppi di volontariato, impegnati all’interno e all’esterno degli istituti penitenziari.

La polemica però sembra tutt’altro che spenta. Secondo l’associazione Papillon anche Laganà sarebbe incompatibile con l’incarico. “Siamo sconcertati – ha commentato il responsabile regionale dell’associazione Valerio Guizzardi – Prima un ex questore, poi un ex provveditore del Dipartimento amministrazione penitenziaria, e ora tirate fuori, seppure onorario, un giudice e del Tribunale di sorveglianza”. Immediata la reazione dell’opposizione, che ora chiede già le dimissioni. “Se Laganà è giudice onorario non è incompatibile, ma ineleggibile” ha detto Marco Lisei, capogruppo del Pdl. Mentre il Pd prova a smorzare. “È un’esperta che lavora per il tribunale. Lo ha scritto nel curriculum, quindi lo sapevamo – ha specificato il capogruppo dei democratici Sergio lo Giudice – e ha scritto anche che in caso di nomina avrebbe lasciato l’incarico. Quindi nessun problema di ineleggibilità”.

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