E’ bastata la sospensione delle serate bondage Decadence al circolo Arci Millennium di via Riva Reno a Bologna che su Facebook si è attivata una sottoscrizione di pareri contrari che in nemmeno 12 ore ha raccolto più di tremila consensi.

Autore dello stop dell’evento, che fino a maggio scorso ogni venerdì sera vedeva l’alternarsi di lezioni di legature, frustate e completi in latex, è il presidente Arci Bologna Stefano Brugnara: “Ci sono altre priorità per l’Arci al momento, come ad esempio la musica dal vivo, l’arte contemporanea e la poesia”.

Di altro avviso gli organizzatori dell’evento: “Decadence è tutto questo. Il format della nostra serata contempla sempre la musica dal vivo ospitando una programmazione dal respiro internazionale proponendo poesia e presentazione di libri, promuovendo la cultura underground che comprende grandi artisti contemporanei della musica, del cinema, della moda, del teatro, del tatuaggio”.

Carlo Valentine, il rappresentante degli organizzatori delle serate è ancora più chiaro: “I numeri del nostro evento parlano da soli: Decadence ha prodotto circa 5.000 tessere Arci in più all’anno. Il nostro pubblico è composto anche da omosessuali, lesbiche, trans, queer. Speriamo quindi non si tratti anche in questa occasione di una forma di discriminazione nei confronti di chi rivendica un orientamento di genere o di gusto non conforme alle regole. E ci domandiamo, come può l’Arci partecipare al Gay Pride e al contempo eliminare un evento importante dove si esprime la propria diversità”.

E’ evidente che le centinaia di persone che hanno partecipato in questi anni all’evento bolognese devono aver costituito una comunità talmente omogenea negli intenti da raccogliere in poche ore  decine di risposte e commenti contro il presidente Brugnara. Si va dal “Brugnara ripensaci” al “dove sono i principi fondanti dell’Arci come democrazia, libertà, cultura e rifiuto di ogni forma di discriminazione?”.

Tra gli oramai oltre tremila appelli su Facebook le voci provengono da uomini come da tante donne. Ed è proprio dal commento di una tal “Dany” che emerge lo spunto d’indignazione morale da cui Brugnara è partito per indire la sospensione: “Se la notizia di una ragazza morta mentre faceva bondage la convince a far chiudere il Decadence gradirei che alla prossima notizia di incidente stradale mortale lei rinunciasse a guidare. Inoltre il Decadence non è un locale all’insegna del bondage, quello è solo una piccola parte. Vado al Decadence da 5 anni e non mi sono mai fatto legare e nemmeno ho legato nessuno. Ci ripensi”.

Il tragico accadimento di cronaca che pochi giorni fa ha visto morire una ragazza a Roma in una seduta attiva di bondage, per via della mancanza di precauzione dell’uomo che l’aveva legata secondo il rito giapponese dello shibari, risulterebbe il principale motivo che ha indotto Brugnara alla cancellazione della serata Decadence.

Anche se arriva proprio da Emiliano Zaino, presidente del Cassero di via Don Minzoni, storico fiore all’occhiello dell’Arci a pochi metri da via Riva Reno, una precisazione sulla diversità tra le diverse pratiche del bondage: “Da noi abbiamo serate in cui la performance artistica del bondage si guarda e basta. In altri locali c’è chi pratica questa azione artistica e c’è ancora altra gente che ama il bondage come pratica sessuale”. Quest’ultima versione non pare però essere ciò che si faceva durante le serate del Decadence. Testimoni i tremila commenti di Facebook. Che al di là dell’ironia non sono di certo più da relegare come fenomeno culturale di nicchia.

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