In effetti anche i più recenti interventi del governo in questa materia non sono per nulla chiari e tanto meno tranquillizzanti. Lo hanno fatto notare dall’opposizione i parlamentari Ghizzoni e Bachelet: “Si tratta di una proposta che non affronta e anzi elude il problema del superamento effettivo del precariato scolastico. Si tratta di un’ ipotesi mistificatoria e propagandistica che non indica in alcun modo il numero delle nomine di docenti e di ATA da effettuare nel prossimo anno scolastico e nei seguenti e allo stesso tempo mantiene in vita il sistema autorizzatorio vigente delle nomine a tempo indeterminato che consente al governo di imporre qualsiasi soluzione quantitativa rispetto alla reale consistenza degli stessi posti disponibili e vacanti”.
Il problema riguarda innanzitutto l’assegnazione dei posti di fatto vacanti, quelli cioè che senza i precari continuerebbero a essere scoperti. Una materia peraltro che ha già visto ripetuti interventi della magistratura che ha riconosciuto che non è possibile mantenere nel precariato persone che occupano posti vacanti condannando di conseguenza lo Stato a risarcimenti ingentissimi che a lungo andare potrebbero mettere in crisi lo stesso bilancio. Ma quanti sono i posti vacanti? Secondo i calcoli degli esperti attualmente al netto dei tagli sarebbero 60 mila per i docenti e quasi 40 mila per i non docenti. Insomma cento mila precari potrebbero subito avere un posto fisso. Prospettiva che tuttavia il decreto sullo sviluppo non solo non conferma, ma che attraverso il sistema “autorizzatorio” da parte di Tremonti potrebbe ampiamente ridurre a poche decine di migliaia di assunzioni.
C’è poi tutto il sistema delle supplenze, vale a dire i posti liberi ma formalmente occupati da chi si ammala o viene destinato ad altro incarico. Qui la situazione è ancora più sconcertante. E’ in atto infatti la proposta di rifare le stesse graduatorie da cui attingere i nominativi a cui assegnare le supplenze. E qui arriva l’ultima trovata della Lega: riconoscere ai “residenti” un bonus di 40 punti in modo da superare i docenti che vengono dal Sud. Come se i “residenti” non fossero in gran parte appunto di origine meridionale. Solo un brutto segnale, dunque, per segnare ancora una volta la discriminazione .