Marco Clemente, candidato del Pdl a Milano

Da giorni in rete gira una strana mail. Recita: “Ciao, sono Christian, sto sostenendo la candidatura di Marco Clemente a consigliere comunale per le elezioni amministrative di Milano del maggio 2011. Stiamo raccogliendo voti sicuri, tra tutte le persone che si conoscono”. Quindi prosegue: “Sono voti PdL con preferenza Clemente. È una cosa molto seria, a cui tengo, infatti sto organizzando la sua campagna elettorale personalmente. Fai il possibile”. L’indirizzo di posta è info@vikingjuve.com. E fa riferimento a uno dei gruppi ultras della Juventus, la cui sede non è a Torino, bensì a Milano. Naturalmente il messaggio non è rivolto a tutti, ma ai curvaioli da stadio. Da qui Christian intende partire per far incetta di preferenze. Tanto che in allegato mette una scheda su cui indicare cognome, nome, indirizzo, telefono e mail del possibile sostenitore nell’urna. Insomma, questo è il bacino elettorale di Marco Clemente, che, secondo alcune informative della squadra mobile di Milano, basate su fonti confidenziali, su mandato del ministro Ignazio La Russa, avrebbe contattato il boss della ‘ndrangheta Salvatore Barbaro per chiedere un suo intervento “su tutta la comunità calabrese al fine di far votare il Popolo delle libertà”. I documenti della polizia, che non hanno valore di prova, si riferiscono alle politiche del 2008.

Ora, però, questa mail aggiunge particolari a un quadro su cui da tempo pesa l’ombra della criminalità organizzata. Proseguiamo. A capo dei Viking della Juventus, infatti, c’è Loris Grancini, campione di poker, ma soprattutto considerato uomo vicino a Cosa nostra e alla cosca calabrese dei Rappocciolo. Gli investigatori della squadra Mobile lo ritengono “abilissimo a far perdere le proprie tracce soprattutto per il suo inserimento in circuiti criminali di elevato spessore”. Già protagonista della sparatoria di viale Faenza che nel 1998 trasformò Milano in un autentico far-west metropolitano, Grancini viene coinvolto in un’inchiesta per tentato omicidio. Di più: il suo nome compare nelle informative della Digos che nel 2007 portano in carcere alcuni capi della curva milanista con l’accusa di tentata estorsione alla stessa società rossonera. Tra loro c’è Giancarlo Lombardi, alias Sandokan, anche lui con ottime entrature nel milieu mafioso in riva al Naviglio. Con Grancini va d’amore e d’accordo. I due condividono affari e passioni politiche, naturalmente declinate ai valori di quella destra da tempo rifluita nel Pdl. Tanto che già alle scorse regionali, Lombardi e Grancini sposano la causa elettorale del berlusconiano Angelo Giammario. Attuale consigliere regionale, Giammario è anche membro dell’associazione culturale Arché assieme allo stesso Clemente che in curriculum può mettere un matrimonio con Roberta Capotosti, ex Msi, dirigente del Fuan, fedelissima di Alemanno prima e di La Russa poi.

Clemente non risulta indagato. Ma il suo nome compare spesso nelle informative che si occupano della ‘ndrangheta padana. Capita in quelle della maxi-inchiesta del luglio scorso e guarda caso insieme a Loris Grancini. I due, si legge in un’annotazione dei carabinieri di Monza, lavorano per far ottenere favori carcerari a un boss. Quindi si replica nell’ultima inchiesta sulla gestione della security da parte della cosca Flachi. Nel febbraio 2008, il futuro candidato del Pdl, sul quale puntano gli ultras da stadio, si trova in un night. Davanti ha un tale Pinone, al secolo Giuseppe Amato, luogotenente della ‘ndrangheta, che gli sta illustrando la gestione del pizzo nei locali dell’happyhour. E del resto, lo stesso Clemente s’intende di locali, viste le sue partecipazioni societarie nel Lime Light, la discoteca milanese che nel 2008 fa da sfondo alla festa di fine campagna elettorale del Pdl.

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