A Pietrasanta, alla Festa per il primo anno del Fatto Quotidiano, dopo il dibattito sulla “laicità di Dio”, quello sulla giustizia ad personam ed un incontro sull’arte contemporanea, ieri sera la Rete è stata protagonista. Il Fatto Quotidiano+Internet, è binomio perfetto. Il nostro giornale, prima ancora di arrivare in edicola il 23 settembre 2009, era già forte di 40mila abbonati che avevano creduto nel progetto sulla fiducia: di questi, ben 30mila avevano scelto lo schermo del loro computer come strumento per informarsi, abbonandosi alla versione PdF. Ma Internet & Il Fatto è anche molto altro: come la realtà, già solidissima, de ilFattoQuotidiano.it, forte ormai di una media di 200mila visitatori unici giornalieri. E sta battendo ogni record anche la pagina Facebook del nostro giornale, che viaggia spedita verso i 200mila fan.

Ieri sera si è parlato di tutto ciò, e di Internet, sotto diverse angolature, con ospiti ben assortiti che hanno sviluppato il tema seguendo ognuno il proprio punto di vista. Presentati dal giornalista del Fatto Federico Mello, sul palco si sono susseguiti la scrittrice e giornalista Cristina Tagliabue, la scrittrice – autrice di 27 romanzi – e blogger Lidia Ravera; l’autore comico e musicista Flavio Oreglio, l’avvocato esperto di questioni digitale Guido Scorza, il nostro Luca Telese e Peter Gomez, direttore de ilFattoQuotidiano.it.

Se la Tagliabue ha raccontato la sua esperienza di giornalista che si è trovata a vivere il passaggio dall’informazione analogica a quella digitale (“le novità in questi anni sono tutte venute dalla Rete); Lidia Ravera si è concetrata invece sulla modalità di scrittura adatta ai blog e Internet: “La sincerità, la più diretta e cristallina possibile, è l’unica forma di comunicazione possibile sul web. Anche se – ha aggiunto – a volte i commenti anche ai miei post mi fanno un paura, c’è il rischio di trovare vero e proprio odio. Questo però aiuta a capire come la rete sia davvero luogo di tutti, anche di chi la pensa diversamente da noi”.

Guido Scorza, che sul suo blog ha accesso un riflettore ogni volta che dal governo sono arrivati dei tentativi per limitare la libertà su Internet (e sono stati ben dieci in cinque anni); ha parlato del suo blog – popolarissimo – e di chiari esempi di mancata innovazione in Italia. Uno per tutti: Brunetta che si spende a favore della firma digitale nei documenti pubblici, e lo fa con una circolare cartacea, firmata e siglata a mano foglio per foglio e poi scannerizzata e messa online.

É il turno di Flavio Oreglio: scrittura su Internet e comicità. Ci sono i comici “che puntano a fare ridere”; dice Oreglio, e quelli che “fanno ridere per far pensare”. La seconda modalità, più impegnativa, è quella scelta on e offline dall’autore fattosi conoscere con il suo teatro-canzone e poi a Zelig. Provocare una risata – aggiunge – serve a raccontare storie, svelare gli aspetti più protervi del potere, ad informare. Spazio poi alle sue battute fulminanti, con le oltre mille persone in platea che hanno risposto con applausi caldissimi, nonostante il freddo umido che scendeva sul Parco della Versiliana.

“Io odio i nativi digitali” esordisce invece Telese. Si riferisce alla generazione nata con Internet e i computer, ai ragazzi già connessi appena venuti al mondo. Forte della sua premessa, giustificata da una presunta frustrazione da persona “che non sa niente” su rete, device e diavolerie varie, Telese si è lanciato invece in un racconto accuratissimo – e godibilissimo – della vita del perfetto giornalista tecnologico: l’iPhone con la batteria che si scarica subito, le applicazioni ciuccia-quattrini; l’antenna del cellulare che non prende e persino il cloud computing: “Quella cosa che fa sì che i numeri di telefono della mia rubrica non siano sulla mia Sim ma sul un server remoto. Sì, ma dove sono? Dov’è quel numero di Cirino Pomicino che in redazione ho solo io? Chi può vederlo su questa benedetta cloud?”.

Chiude gli interventi di Peter Gomez, “direttore che dopo la sua esperienza nel pool di giornalisti che svelò il sistema di Tangentopoli, e dopo due decenni di inchieste, adesso si è lanciato in questa nuova sfida della Rete, dimostrando che, anche online, un’altra informazione è possibile” lo presenta Mello. Gomez racconta come ilFattoQuotidiano.it cerchi in ogni modo di andare incontro al lettore, fornendo analisi e non solo notizie; puntando ad approfondimenti ed inchieste e ad una “gerarchia delle notizie” che sia finalizzata al compito ultimo del giornalismo: “solo cittadini informati possono compiere scelte consapevoli”. I risultati del sito sono ottimi, ma non c’è da sedersi sugli allori. “Siamo il quinto sito di informazione online, ma lo diciamo apertamente: puntiamo a diventare primi. Continuando ad informare, investendo, sviluppando la nostra web-tv sulla quale ora stiamo sperimentando Tele-bavaglio; lanciando novità e progetti che puntino a coinvolgere gli utenti”.

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