Difficile inquadrare la Fiorentina che verrà. I viola hanno vissuto un'estate complicata, prima per il caso Montella, poi per quello Salah, conclusi entrambi in maniera negativa. Come ne sia uscita la squadra, se ridimensionata o rafforzata dalla rivoluzione, probabilmente non lo sanno neppure i Della Valle. Le incognite sono tante, a partire da Paulo Sousa, l'allenatore ex Basilea scelto per rimpiazzare l'Aeroplanino. Chiaro, invece, il suo credo tattico: 4-2-3-1 votato al gioco, anche a costo magari di prendere qualche gol di troppo. La difesa del resto ha perso Savic, sostituendolo con il ritorno di Roncaglia e l'acquisto di Astori, reduce dalla brutta esperienza con la Roma. E il ballottaggio in porta tra Tatarusanu e Sepe potrebbe portare ulteriore incertezza. Dietro ci sarà da soffrire. Dalla metà campo in su, però i viola hanno una delle rose più competitive del campionato. Alla qualità di Borja Valero si aggiunge la sostanza di Mario Suarez, centrale cercato da mezza Europa e arrivato in dote col sacrificio di Savic, per una mediana tutta spagnola di assoluto valore. Davanti la cessione di Mario Gomez è quasi un sollievo per la piazza e per l’allenatore: il croato Kalinic non avrà la nomea del top player ma porta presenza fisica e anche un po' di gol. Inutile dire, però, che tutta la stagione ruota intorno al recupero di Giuseppe Rossi. L'alternativa potrebbe essere la definitiva esplosione di Federico Bernardeschi, uno dei talenti migliori del calcio italiano: nel 2014 è stato frenato da un brutto infortunio, questa potrebbe essere davvero la sua stagione, con il 10 sulle spalle, numero che a Firenze ha conosciuto grandi interpreti, da Baggio a Rui Costa. Con entrambi in campo e in piena forma (e magari con l'esplosione definitiva di Babacar e la conferma di Kuba Błaszczykowski allo stesso livello di Dortmund), la Fiorentina potrebbe davvero divertire e puntare molto in alto. Senza, è più facile immaginare un campionato di metà classifica. (di L.V.)