Stoccate sparse, al M5S, alla Lega e alla vecchia dirigenza del Pd. La chiude così Matteo Renzi la festa nazionale dell’Unità a Imola. “Da noi votano in milioni” – tuona dal palco l’ex presidente del Consiglio – “Non siamo dipendenti di un’azienda privata che fa software, ma cittadini di un Paese che si chiama Italia. Non scegliamo il capo sulla base di un principio dinastico: se ne va il padre e arriva il figlio. Ma scegliamo il leader sulla base di un principio democratico, votano in milioni a casa nostra. Noi non aggrediamo i giornalisti, ma gli auguriamo buon lavoro. Mando invece un grande abbraccio a chi svolge la funzione civile del giornalista, perché in una democrazia il giornalismo è fondamentale”. E rende un tributo a Giancarlo Siani, il giovane giornalista napoletano ucciso dalla camorra il 23 settembre del 1985. Caustico il giudizio sulle primarie del M5S: “Fuori da noi, ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Tecnici della democrazia diretta hanno organizzato una consultazione che qualcuno ha definito una farsa, perché nella storia della Magna Grecia la farsa era una cosa seria, aveva la sua dignità“. Stoccate ripetute anche al leader della Lega Nord: “Salvini è andato in Corea del Nord con Razzi e ha detto di sentirsi a casa. Quando c’è da scegliere il ministro degli Esteri qualcuno sceglie Razzi, qualcuno Gentiloni. Ecco la differenza tra le squadre. La Lega diceva: ‘Roma ladrona la Lega non perdona’. Dopo i soldi in Tanzania e le lauree in Albania, noi diciamo: ‘Lega ladrona, Roma ha perdonato anche troppo’. C’è bisogno di competenza” – continua – “quando sento dire che il Pil è aumentato per il caldo, quando sento i responsabili economici degli altri partiti vagheggiare la doppia moneta, quando sento altre parti politiche annunciare ricette che sono false, io dico: ‘Viva la competenza che la squadra del Pd ha saputo mettere in campo in questi anni'”. Poi l’appello agli iscritti del Pd: “Chiedo a tutti voi di uscire dalla modalità litigio. Anche sui territori, ma soprattutto a livello nazionale. E’ ora di finirla con discussioni interne, la modalità discussione-litigio tenetela da parte, la riprendiamo dopo le elezioni. Ora siamo in campagna elettorale”. E attacca duramente Bersani e i fuoriusciti del Pd: “Chi è uscito dal Pd parlava di “Ditta” e poi se ne è andato per risentimento. C’è qualcuno alla nostra sinistra o presunta tale che ci ha educato alla bandiera e alla “ditta” e poi alla prima occasione ha lasciato la bandiera e la ditta per un risentimento personale che non ha ragione di esistere. A questo risentimento rispondiamo con il sentimento di una politica diversa. Per essere di centrosinistra si deve fare di più, ma il primo modo è creare crescita e benessere, non fare i convegni. Noi stiamo con Obama” – rincara – “e saremo negli Usa il primo novembre. Non stiamo con la sinistra rivendicativa tipo Bertinotti, che ha fatto cadere il governo e ha fatto vincere la destra

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