I giornali scrivevano e il ministero non smentiva: con la Buona Scuola, si diceva, i docenti di sostegno verranno confermati dalle famiglie. Erano i giorni in cui veniva approvato il decreto legislativo di aprile sull’inclusione degli studenti con disabilità. Una svolta, apparentemente, grazie alla quale i genitori avevano la possibilità di confermare l’insegnante dei figli per l’anno successivo. Ma dopo 5 mesi è rimasto tutto lettera morta. Almeno per quest’anno non è cambiato nulla: le famiglie non hanno avuto alcuna possibilità di garantire la continuità didattica prevista nel decreto annunciato.

Tutta colpa della burocrazia. La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli sembra che quest’estate non si sia risparmiata al fine di far partire tutte le novità in cantiere ma la macchina di viale Trastevere non sempre è così efficace. Il decreto, per esempio, è stato inviato al Consiglio superiore della pubblica istruzione solo ad agosto. Nel frattempo il ministero è rimasto in attesa. Alla fine il Cspi si è pronunciato: serve, ha spiegato, una conciliazione tra le esigenze del ministero che vorrebbe garantire la continuità didattica ai supplenti richiesti dalle famiglie e i diritti individuali dei lavoratori. Tradotto in altre parole: un docente titolare che avrebbe diritto a quel posto per lo scorrimento delle graduatorie potrebbe fare ricorsi di fronte a questa norma.

Il consiglio superiore della pubblica istruzione si incontrerà di nuovo il prossimo mese per approfondire la questione. Una volta trovata la “quadra” il provvedimento dovrà essere comunque sottoposto al vaglio del Consiglio di Stato. Un iter che allungherà ulteriormente  i tempi.

La nuova regola era stata ben accolta da tutti tranne che dai sindacati. In particolare l’Anief aveva criticato il fatto che la conferma di un lavoratore pubblico dovesse passare per il gradimento di un’utenza “priva – secondo loro – delle conoscenze e competenze per valutare le tante variabili che entrano in gioco nella didattica speciale”.

Nelle segreterie fino a qualche giorno fa i supplenti si sono presentati convinti di far valere la norma, invano. Al ministero ammettono che il tutto poteva essere più rapido ma precisano che il decreto non prevedeva scadenza: “Stiamo lavorando per fare una legge ben fatta che superi ogni prova. Non era prevista l’entrata in vigore per settembre”. Un passo indietro per farne due avanti a detta degli uffici di viale Trastevere che puntano a non avere problemi dal momento che questa norma va a toccare supplenze e graduatorie. Conclusione: tutto sarà rinviato al prossimo anno scolastico e molti posti scoperti finiranno per essere assegnati a docenti privi di titolo di specializzazione.

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