“Il Regno Unito lascerà l’Unione europea il 29 marzo 2019 e non sarà più nel mercato unico o nell’unione doganale”, ma dopo la fine delle trattative previsto per il marzo 2019  e prima dell’addio definitivo servirà un “periodo di transizione” di “circa due anni”. A Firenze Theresa May conferma le previsioni della vigilia: i tempi della Brexit si diluiscono e si estendono fino al 2021, oltre i due anni inizialmente previsti per trovare (o non trovare) l’intesa con l’Ue.

Con l’indebolimento rimediato sul fronte interno in seguito alla débacle nelle elezioni convocate allo scopo di rafforzare il governo Tory e con l’intransigenza dimostrata da Bruxelles sul piano dei negoziati, quanto sembrano lontani i tempi in cui la leader dei conservatori prometteva una hard Brexit: “Non vogliamo nessuna parziale appartenenza alla Ue, nessuna associazione con la Ue, niente che ci lasci metà dentro, metà fuori”, tuonava ancora il 17 febbraio. Ora, però, l’aria sembra essere cambiata. Come anticipato dalla stampa d’oltremanica, May ha formalizzato la proposta di una fase “di attuazione” durante la quale Londra punta a restare nel mercato unico, offrendo in cambio il mantenimento dei suoi impegni finanziari verso Bruxelles, quantificati dalla stampa nei giorni scorsi in 20 miliardi di euro.

Nel suo discorso, la leader Tory ha sottolineato che “un periodo di transizione” di “circa due anni” dopo la Brexit è “nel reciproco interesse” e che la Gran Bretagna “onorerà gli impegni del bilancio” dell’Unione Europea fino al 2020.  E in questo periodo il governo britannico vuole che per Londra “l’accesso al mercato europeo rimanga” invariato. Tuttavia, specificano fonti governative dopo il discorso, Londra non è pronta a pagare per l’accesso al mercato unico durante questo periodo di transizione. La fonte ha aggiunto che l’impegno a onorare gli obblighi si riferisce soltanto a programmi specifici legati al periodo di transizione.

In questa fase di transizione, nel Regno resterà in vigore una serie di norme Ue e la giurisdizione delle corti europee, ma Londra si riserva di riacquisire piena sovranità sul “controllo dei suoi confini“, ha sottolineato la premier rispondendo a una domanda della Bbc che metteva in dubbio l’accoglienza da parte dei sostenitori della Brexit di un periodo di transizione prolungato: “Durante il periodo di transizione, le persone potranno continuare a entrare, vivere e lavorare nel Regno Unito, dove esisterà un nuovo sistema di registrazione, che sarà un preparativo essenziale per la futura nuova situazione”.

Nel frattempo “voglio reiterare a tutti gli italiani e ai cittadini Ue che vivono nel regno Unito che vogliamo che restiate, siete preziosi per noi e vi ringraziamo per il vostro contributo”, ha detto la premier britannica, aggiungendo che intende garantire i diritti dei 600mila connazionali residenti nel Regno Unito dopo la Brexit. Il principale tema, quello dei cittadini dell’Unione Europea residente oltremanica, sul tavolo delle trattative insieme al contributo economico che Bruxelles pretende da Londra e all’assetto del confine tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord: le due parti “sono molto vicine” a un accordo,”vogliamo che i cittadini Ue possano restare, con gli stessi diritti che hanno ora”.

E una volta che l’addio sarà consumato? “Non c’è bisogno di imporre nuovi dazi” nelle future relazioni commerciali tra i due Paesi: la Gran Bretagna, ha ricordato la May, è uno dei maggiori partner commerciali dell’Europa e che la nuova intesa fra Londra e Bruxelles deve essere trovata in modo “creativo e allo stesso tempo pratico”.

Un approccio, quello messo in campo dalla May, accolto con favore da Bruxelles: “Nel suo discorso a Firenze, la premier Theresa May ha espresso uno spirito costruttivo“, è il commento del capo negoziatore della Commissione Ue, Michel Barnier. Le dichiarazioni della leader britannica, sostiene, “sono un passo in avanti, ma devono ora essere tradotte in una precisa posizione negoziale del governo del Regno Unito”. “Aspettiamo che i negoziatori della Gran Bretagna ci spieghino le implicazioni concrete del discorso della premier” al via del quarto round negoziale sulla Brexit che comincia lunedì a Bruxelles, ha detto ancora Barnier. Che intanto lunedì, prima di vedere il ministro britannico competente David Davis per l’avvio delle nuove discussioni, ne discuterà con il gruppo sulla Brexit dell’Europarlamento e con i ministri dei 27 al Consiglio affari generali sull’articolo 50.

Critica al limite dell’irriverenza l’opposizione: le proposte avanzate da Theresa May “sono più il frutto di un negoziato fra i Tories, che non con l’Ue”, ha commentato il leader del Labour, Jeremy Corbyn, che ha liquidato come insufficiente l’intervento della premier, ironizzando sull’immagine dei ministri rivali – gli euroscettici Boris Johnson e David Davis e il moderato Philip Hammond – presenti in prima fila nel capoluogo toscano per controllare a suo dire la stessa May e controllarsi fra loro.

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