È spuntato prima il braccio, poi la testa. “Ho sete e non riesco a respirare”, sono state le prime parole pronunciate da Victor, uno dei 12 bambini estratti vivi dalle macerie di una scuola di Città del Messico, crollata dopo il terremoto di magnitudo 7.1 del 19 settembre. Si scava a mani nude, per cercare di salvare la vita agli altri bambini ancora intrappolati sotto i detriti. L’ultimo sussulto quando i servizi di emergenza sono riusciti a salvare un’altra bambina, a quasi 24 ore dalla scossa. “Crediamo ci siano ancora 3 o 4 persone nel palazzo, dei quali due sono bambini.”, ha raccontato all’Ansa Roberto Arte, volontario della Croce Rossa.

Un’altra gioia, seguita a quelle per Victor, Fatima, Sergio, Miriam e gli altri, a cui si alternano i momenti difficili: 32 piccoli alunni sono stati trovati morti. Schiacciati dall’edificio Enrique Rebasamen, nel quartiere di Villa Coapa, che non ha retto alla forte scossa registrata alle 13.14 ora locale, diventando così una trappola mortale per molti dei 400 piccoli alunni che frequentano la scuola.

Il presidente messicano Enrique Pena Nieto, aveva parlato nella notte di 21 morti, precisando si trattasse di numeri ancora provvisori. I media locali parlano di 37 vittime, tra cui anche cinque maestre. Nelle immagini trasmesse in diretta dalle tv locali si vede il soffitto di una delle due strutture completamente ripiegato su se stesso. Mentre l’altro edificio che compone il complesso scolastico che ospita bambini della scuola primaria e secondaria è rimasto in piedi. “Dio mio? Perché a me?” urlano i genitori assiepati attorno ai soccorritori.

“Per favore, silenzio! Stiamo lavorando per salvare i piccoli!” gridano invece gli operatori della protezione civile messicana. Quando alzano il pugno verso l’alto tutti insieme significa che hanno sentito dei rumori e pretendono che tutti tacciano. Tutto intorno un viavai di persone del posto con lenzuola, coperte, torce elettriche e bottiglie d’acqua per aiutare i soccorritori. Lavorano senza sosta i circa 500 militari e 200 operatori della protezione civile chiamati per salvare i bambini. È una lotta contro il tempo, sperando di trovare ancora qualcuno in vita. Come la piccola di sei anni che – riferiscono i media locali – è riuscita a entrare in contatto via Whatsapp con i soccorritori.

“Purtroppo molte persone hanno perso la vita, compresi bambine e bambini, in scuole ed edifici”, ha detto ancora Pena Nieto giunto in nottata sul posto come anche il sindaco della capitale, Miguel Angel Mancera, che ha disposto lo stato d’emergenza per tutta la città. I bambini salvati sono stati trasferiti all’ospedale di Angeles de Acoxpa, mentre gli insegnanti vengono trasportati a Oxxo nella divisione nord, come riporta il quotidiano messicano El Universal.

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