La lettura dei nomi delle vittime, la veglia dei familiari e la fiaccolata per le vie del paese esterne alla zona rossa. A un anno dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, è iniziata la giornata di commemorazione ad Amatrice. Alle 3.36, ora della scossa di magnitudo 6.0 che squassò Lazio, Marche e Abruzzo, 249 rintocchi di campana hanno ricordato le vittime del centro laziale e di Accumoli (in tutto furono 299).

La veglia notturna, oggi Gentiloni ad Amatrice
Il primo anniversario del sisma era iniziato con la lettura, spesso interrotta dagli applausi e da lunghi momenti di silenzio, delle storie dei morti sotto le macerie. Poi i familiari sono arrivati in corteo assieme a circa 1000 persone, passando per le vie al di fuori della zona inaccessibile per i crolli, al parco don Minozzi. Dove si è svolta la seconda parte della commemorazione con una messa alle 11 nella tenda-base al campo sportivo, alla quale ha partecipato anche il premier Paolo Gentiloni. La presidente della Camera, Laura Boldrini e il ministro dell’Interno, Marco Minniti, parteciperanno invece, alle 17, alla  messa in ricordo di tutte le vittime celebrata dal vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole nella nuova chiesetta di legno nell’area Sae di Pescara, frazione di Arquata del Tronto.

D’Ercole: “Burocrazia spietata”
L’anniversario del terremoto, è stato il monito del vescovo di Ascoli, ”vuole essere anche sforzo di speranza, puntando a una visione del futuro positiva anche se le difficoltà, gli ostacoli e gli intralci della burocrazia spietata tentano di spingere lo spirito a un realismo fatale che rasenta il fatalismo della disperazione”. D’Ercole ha spiegato che “i media del mondo intero identificano questo terremoto come ‘il terremoto di Amatrice’ proprio per l’ampia copertura mediatica che questa località ha costantemente avuto in questi mesi e continua ad avere” ma, a suo avviso, “in assoluto il luogo che più di ogni altro può mostrare l’energia divoratrice del sisma è Pescara del Tronto, dove non trovi un masso, un muro, una mezza casupola in piedi, ma tutto diventato poltiglia di ridottissimi rottami”.

Gli altri vescovi: “Eroi solitari non bastano, accelerare”
Un monito alla politica è arrivato anche dal vescovo di San Benedetto del Tronto: “Ora dobbiamo guardare avanti. I nostri territori e le nostre comunità non devono morire, la solidarietà non deve spegnersi: è un compito che tutti dobbiamo assumerci fino in fondo, nei rispettivi campi di responsabilità senza deleghe improprie – ha detto monsignor Carlo Bresciani – Le procedure burocratiche, pur necessarie, rendono più lenti di quanto si vorrebbe, e forse si potrebbe (con inevitabili polemiche), gli interventi promessi al più alto livello politico. Vanno snellite e accelerate al massimo possibile, rispettando la legalità”. Monsignor Pampili, vescovo di Rieti, ha detto invece durante la messa ad Amatrice: “Per rinascere non basteranno eroi solitari. Anzi, a dirla tutta, una comunità senza eroi è una comunità eroica”. Secondo il vescovo “è la fuga dalla propria quota di impegno, infatti, che lascia le macerie dove sono; impedisce di ritornare; abbandona i più – ha affermato – Qui non si tratta di attribuire colpe a qualcuno o distribuire medaglie a qualcun altro, ma di fare quello che ci spetta. Per concludere evangelicamente: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare'”.

Vice sindaco di Arquata: “Governo cambi passo”
“Il governo deve continuare ad essere presente agendo però con maggiore velocità”, ha esortato invece il vice sindaco di Arquata del Tronto Michele Franchi chiedendo un cambio di passo verso la ricostruzione e la rinascita delle zone terremotate. “Dopo le dimissioni di Curcio e ora l’uscita di scena del commissario Errani la gente è disorientata, è smarrita – ha aggiunto – e spetta al Governo dare quelle certezze che la nostra popolazione merita dopo un anno in cui sono state fatte tante cose, ma si poteva fare tutto con più velocità”. Le prime casette sono state consegnate, ma non basta. “È tempo di riportare il maggior numero di persone possibile nei loro territori – auspica Franchi – fa troppo male vederli semideserti e le persone umanamente sofferenti. Non vogliamo fare polemiche, certamente non è la giornata giusta visto che oggi è innanzitutto il giorno del ricordo delle nostre vittime – prosegue il vice sindaco – ma non deve succedere che, dopo la commozione odierna, si spengano i riflettori sulle zone terremotate. Il Governo deve continuare a stare con noi”.

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