È in attesa della Cassazione che deve ancora fissare l’udienza per il processo in cui è stato condannato, in secondo grado, a 12 anni e 4 mesi di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione. Nel frattempo, però, torna in libertà, per scadenza termini, Antonio Cortese uno dei presunti protagonisti della stagione delle bombe di Reggio Calabria.

Uomo di fiducia del boss Nino Lo Giudice, detto il “Nano” e oggi collaboratore di giustizia, Cortese è accusato di aver piazzato nel 2010 i due ordigni esplosi davanti alla procura generale di Reggio Calabria e davanti all’ingresso dell’abitazione del magistrato Salvatore Di Landro. Il boss diventato pentito si è autoaccusato di essere il mandante di quelle bombe indicando Cortese come l’autore materiale delle intimidazioni non solo ai magistrati della procura generale ma anche della direzione distrettuale antimafia di Reggio.

Sempre secondo Lo Giudice, infatti, prima di essere arrestato al confine con la Slovenia Cortese avrebbe abbandonato nei pressi del Cedir (dove c’è la sede della procura) un bazooka poi ritrovato dalla polizia. Accuse che Cortese ha sempre respinto e per le quali non è più sottoposto a misura cautelare. Risponde a piede libero ed è in attesa del processo d’appello dopo la condanna di primo grado a 5 anni e 8 mesi di reclusione emessa dal tribunale di Catanzaro.

Per quanto riguarda, invece, le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione, il presunto bombarolo della cosca Logiudice è stato processato a Reggio Calabria. In primo grado il tribunale lo ha condannato a 18 anni di carcere poi ridotti a 12 anni e 4 mesi in appello. Una sentenza arrivata quasi un anno fa, nel maggio 2016, e che ancora deve essere calendarizzata dalla Cassazione. Nel frattempo, sono scaduti i termini di custodia cautelare e la corte d’appello non ha potuto fare altro che accogliere la richiesta dell’avvocato Nardo e constatare che Antonio Cortese è un uomo libero. Almeno fino alla decisione degli ermellini.

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