Matteo Renzi si prende la Bolognina. Nel voto dei circoli per il congresso nazionale del Partito democratico, in quello che fu una delle roccaforti operaie d’Italia, l’ex premier ha infatti superato un po’ a sorpresa i suoi sfidanti alla segreteria, Andrea Orlando e Michele Emiliano, raccogliendo fra gli iscritti più voti di tutti: 45 su un totale di 80. Dietro c’è il ministro della Giustizia con 34 preferenze mentre il presidente della Puglia si è fermato a una. Una piccola svolta rispetto agli anni passati, quando Renzi, di tradizione democristiana, non sfondava nei circoli a forte tradizione comunista. Al congresso precedente nel 2013, infatti, a vincere alla Bolognina era stato Gianni Cuperlo (con 35 voti), seguito da Pippo Civati con 23 voti. Fanalino di coda proprio l’allora sindaco di Firenze con appena 18 voti.

Un segnale positivo quello della Bolognina per l’ex segretario, soprattutto in vista delle primarie aperte del 30 aprile. Segno che rispetto al passato sempre più tesserati sono renziani. Anche se, dall’altra parte, il dato negativo è che il numero degli iscritti Pd totali in provincia si è ridotto di molto, passando da circa 20mila a 15mila dal 2013 a oggi. E non è detto che ai gazebo fra un mese, quando a votare saranno non solo gli iscritti ma anche gli elettori e i simpatizzanti Pd, per l’ex segretario sarà una passeggiata. Proprio la Bolognina infatti era stato uno dei pochi quartieri in città che il 4 dicembre scorso aveva dato la maggioranza al No per il referendum costituzionale. Un dato in controtendenza rispetto a quello cittadino in cui aveva prevalso il Sì che in molti avevano visto come un voto di protesta contro il Pd e contro il governo.

Un segnale inatteso da parte di una roccaforte da sempre fedele alla linea. Questo quartiere era infatti talmente importante per quella che fu la tradizione del Pci, che Achille Occhetto lo scelse per fare l’annuncio della svolta. Il Pci che fu di Gramsci, Togliatti e Berlinguer era pronto a cambiare nome, la falce e il martello di lì a meno di due anni avrebbero lasciato spazio alla quercia. Era il 1989, il Muro di Berlino era caduto da pochi giorni. Da allora l’Italia è cambiata, la Bolognina da quartiere operaio è diventato un suk multietnico e al posto di quella sala del quartiere dove l’allora segretario Pci pronunciò il discorso che scioccò tanti compagni, c’è un parrucchiere cinese.

Per tornare al discorso primarie, a Bologna città Andrea Orlando (appoggiato dai vertici cittadini, a partire dal segretario provinciale Francesco Critelli) sta andando abbastanza bene, forte del 38,6%; l’ex premier tuttavia non sembra avere pensieri con il 58%. Più in generale in Emilia Romagna, quando al voto sono andati già un quarto dei 600 circoli, il dato è ancora più favorevole per Renzi : 62,4% contro il 35,8% del Guardasigilli e l’1,9% di Emiliano. Il dato sembra chiaro: anche in Emilia Romagna tra gli iscritti ci sono più renziani che anti renziani. Nel 2013, nonostante la vittoria alle primarie aperte, tra i tesserati emiliani e romagnoli la spuntò Gianni Cuperlo con circa il 43%, contro Renzi che si fermò al 42%. Oggi il Pd regionale fa anche sapere che a votare è andato il 46% degli aventi diritto rispetto al 38% del 2013. Allora però gli iscritti nella regione rossa erano 76mila. Oggi sono 47mila, il 40% in meno.

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