Scosse forti, di magnitudo superiore a 5. Fanno crollare quello che rimaneva del campanile di Amatrice. Sullo sfondo però non c’è più il sole di agosto. C’è la neve, tanta. Supera il metro in molte zone, e arriva a due in altre. Blocca la fuga di chi vorrebbe mettersi al sicuro, uscire dalla bufera che in alcuni comuni imperversa da 36 ore. Cumuli di gelo che coprivano le macerie sotto le quali erano finiti una mamma col suo bimbo a Castiglione Messer Raimondo in provincia di Teramo, poi stati estratti vivi dai vigili del fuoco. “Siamo per strada, sommersi dalla neve e non riusciamo nemmeno a scappare”, spiega tra le lacrime Serena Testa che vive a Marruci, frazione di Pizzoli in provincia dell’Aquila. E che è vicinissima alla zona dell’epicentro delle scosse di questa mattina. “Le automobili – continua – non possono muoversi per via della neve. Continuano a esserci scosse e la gente urla per strada. Cerco inutilmente di contattare mia madre che si trova in una struttura di Montereale“.

Lì, nel comune più vicino all’epicentro del sisma, carabinieri e forestali spiegano che “la gente ha paura” e che “sta scavando nella neve” per cercare di scappare. Perché “la terra batte in continuazione”. La paura “è più di prima” anche per diversi studenti che sui banchi di scuola hanno sentito la scossa e che su Twitter scrivono di evacuazione e scuole vuote. E sempre sul sito di microblogging diverse aziende dicono che oggi si chiude. Tra maltempo e terremoto è impossibile lavorare. E non ha senso. Le scosse di oggi, poi, spostano l’asticella dell’emergenza. Quella, spiega il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, “ora non è il terremoto, che comunque continua a fare paura, sono le famiglie isolate a causa della neve. La gente non può uscire di casa perché ci sono 2 metri di neve, siamo stati svegli tutta la notte per risolvere il problema ma è necessario che arrivino le turbine per permettere di accedere e uscire dalle abitazioni. Questa è la più grande nevicata dal 1954, e l’emergenza ora è questa e non i crolli nella zona rossa. La zona rossa diventerà rossissima ma si ricostruire, quello che conta ora è la salute delle persone”.

Lunga la lista degli amministratori che chiedono mezzi, soccorsi, la presenza dello Stato. C’è anche il presidente della Provincia di Teramo, Renzo Di Sabatino, che in video su Facebook, ribadisce: “Abbiamo bisogno di aiuto. Dovrebbero intervenire Esercito e Genio militare. Ci sono paesi senza energia da più di 48 ore“. L’allarme degli amministratori locali è lo stesso anche per il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli: “È una catastrofe perché all’emergenza che viviamo da agosto si è aggiunta la neve e le scosse di oggi creano una situazione catastrofica sulle strade. Il combinato neve e terremoto ha creato anche il rischio slavine, la mancanza di corrente elettrica mette in difficoltà migliaia di famiglie che non sanno dove stare, i sindaci chiedono mezzi per uscire dall’isolamento, alcune realtà soprattutto le frazioni, risultano isolate”. E a questo si aggiunge la richiesta “alle Regioni, specie quelle del nord che hanno competenze: servono mezzi e turbine per liberare i posti dalla neve alta, c’è il problema degli alberi caduti che intralciano il lavoro dei mezzi spalaneve, servono squadre per toglierli. E poi importante che Enel faccia di tutto per ripristinare la corrente elettrica e i sindaci abbiano in queste ore quale priorità il collocamento delle persone e portarle in posti caldi e sicuri per trascorrere la nottata”. La gente è bloccata, la neve ostacola la messa in sicurezza delle strade e le frazioni rimangono isolate.

Ma in una zona dove allevamento e agricoltura sono il cuore della vita da generazioni, l’emergenza si estende anche alla terra e al bestiame. Tre allevatori sono al momento dispersi ad Arquata del Tronto, mentre su Twitter compaiono foto di cuccioli di maiale morti dal freddo, perché le tensostrutture dal terremoto del 24 agosto non sono ancora arrivate. E poi asini e pecore completamente coperti di neve e senza riparo. Due stalle di aziende terremotate sono crollate a Gualdo, nel Maceratese, per il peso della neve uccidendo o ferendo una novantina di capi tra mucche e pecore. Entrambe aspettavano da 5 mesi i moduli “promessi dalla Regione”, dice l’associazione. “Ora chi ha sbagliato deve pagare – accusano il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante, e il direttore Enzo Bottos -: non è accettabile che si sia arrivati ad oggi con appena due stalle mobili completate rispetto a quelle necessarie per un terremoto che ha colpito cinque mesi fa”.

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