La senatrice Enza Blundo non cambia idea e, anzi, rilancia. Nel giorno del terremoto aveva scritto su facebook che il governo “addomestica” la magnitudo per non risarcire i danneggiati. Ricoperta di critiche e soprattutto di prese per i fondelli, la parlamentare dei Cinquestelle aveva cancellato il post e il Movimento si era dissociato da quelle parole. Ma ora, nonostante l’Ingv abbia spiegato perché i numeri sulla potenza del sisma possono cambiare rispetto alle prime stime, l’eletta grillina insiste: “Loro diranno quello che vogliono – dichiara all’Espresso – Dopo due ore hanno cambiato la registrazione, quando sul sito scrivono che entro 15 minuti sono in grado di dare la precisa individuazione della scossa e del grado. A distanza di chilometri e chilometri dall’epicentro, hanno registrato subito la magnitudine e non l’hanno mai cambiata. Come mai? Se poi vogliamo continuare a credere alle favolette, crediamoci…”.

La senatrice Blundo, che alle favolette non crede, non ha preso bene né le critiche (quasi all’unanimità) né il fatto che il M5s l’abbia sconfessata. “C’è stato un linciaggio mediatico – dice la parlamentare all’Espresso – Per una piccola cosa che uno posta ritenuta sbagliata ti sottopongono a questo tipo di attacchi mediatici, quando posti cose importanti che hai fatto non ti si fila nessuno: questa è la Rete”. L’idea di quel post, la Blundo, la spiega così: “Ero nella mia casa al sesto piano nella frazione di Pettino e 7.1 di magnitudo mi sembrava abbastanza credibile. Poi sento che dicono 6.1. Premesso che so per certo che all’Aquila non era 5.8, mi sono detta: ‘Più evidente di così!. E ho scritto quel post'”.

E sull’atteggiamento della dirigenza dei Cinquestelle aggiunge: “Ho chiamato la comunicazione del Senato ma Rocco (Casalino, ndr) non mi ha risposto. Ho parlato con una sua collega e loro mi hanno detto ‘non ti preoccupare, ci pensiamo noi’. Poi si sono dissociati perché hanno visto che la cosa danneggiava il Movimento e mi hanno chiesto di togliere anche il tweet“.

I toni sono da resa dei conti, anche perché uno dei meet-up dell’Aquila chiede la sua testa. Il movimento la espellerà?, chiede l’Espresso. “Non lo so, lo voglio capire anch’io. Voglio vederci chiaro, tanto che ho sospeso la rendicontazione che dovevo concludere ieri. Voglio vedere che intendono fare e capire con chiarezza come la pensano. Se vogliono dei motivi per cacciarmi, glieli do. Mi sono stufata di questo comportamento del gruppo che non prende posizione”. “Mi sono rotta le scatole – conclude – di lavorare tanto senza essere riconosciuta nel lavoro che faccio e poi essere attaccata appena inciampo. Quindi o mi riconfermano o me ne vado“.

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