A un anno di distanza dal deflagrare dello scandalo, il caso delle emissioni auto taroccate da Volkswagen è solo la punta dell’iceberg. L’apice di un mondo ancora in buona parte sommerso. Secondo la rete europea di ong ambientaliste per i trasporti sostenibili Transport & Environment, che ha appena pubblicato lo studioDieselgate: Chi? Cosa? Come?, infatti, oggi sulle strade del vecchio continente circolano 29 milioni di veicoli diesel Euro 5 ed Euro 6 con emissioni fuori controllo, anche 15 volte superiori alle soglie previste dalla normativa comunitaria. Di questi, secondo l’organizzazione con sede a Bruxelles, più di 3 milioni sarebbero in Italia, quarto Paese europeo dopo Francia, Germania e Regno Unito per presenza di auto vecchie di pochi anni, ma nella realtà molto più inquinanti di quanto dichiarato dai test ufficiali. I risultati delle analisi di T&E sono in certi casi persino paradossali: secondo il report, a commercializzare i veicoli diesel Euro 6 a più ridotto impatto ambientale oggi sarebbe proprio Volkswagen, con emissioni che superano “solo” di due volte i limiti previsti dalla legge. Peccato non si possa parlare di ravvedimento: “Le migliori performance non hanno niente a che vedere con il Dieselgate, ma sono frutto di migliori scelte tecnologiche fatte prima che scoppiasse lo scandalo”.

Euro 6 Fiat tra le peggiori secondo lo studio – Analizzando i risultati delle indagini sull’inquinamento reale dei veicoli condotte dai governi di Francia, Germania e Regno Unito e i numeri della banca dati pubblica sul tema Equa Index, gli esperti di T&E si sono trovati davanti a un quadro inquietante. Con il 79% dei mezzi diesel Euro 5 e il 64% di quelli Euro 6 fuori dalle soglie di legge. Auto e van che, attraverso metodi e dispositivi differenti, avrebbero raggiunto nei test sulle emissioni di Nox, i pericolosi ossidi di azoto, performance ambientali poi non replicabili nella guida di tutti i giorni. E proprio sulla base di dati sulle emissioni reali dei mezzi, lo studio stila la classifica delle migliori e peggiori case automobilistiche. Per gli Euro 5, i marchi più inquinanti sarebbero Renault (inclusa Dacia), Land Rover, Hyundai, Opel/Vauxhall (inclusa Chevrolet) e Nissan. I veicoli Euro 5 più performanti sarebbero invece quelli a marchio Seat, Honda, BMW (compresa Mini), Ford e Peugeot. Per i diesel Euro 6, nella lista nera il report colloca Fiat (inclusi Alfa Romeo e Suzuki, a cui Fiat fornisce i motori), Renault (compresi Nissan, Dacia e Infiniti), Opel/Vauxhall, Hyundai e Mercedes. Per gli Euro 6, in particolare, il report evidenzia che “le auto diesel Fiat e Suzuki inquinano in media 15 volte di più dei limiti legali per gli Nox, le Renault-Nissan superano il limite più di 14 volte, i marchi Opel/Vauxhall di General Motors inquinano 10 volte di più, mentre le auto diesel Volkswagen inquinano due volte di più degli standard Euro 6”.

L’Italia al quarto posto per la presenza di “veicoli sporchi” – Dei 29 milioni di “veicoli sporchi” presenti in Europa, ben 5,5 milioni viaggiano sulle strade francesi, 5,3 su quelle tedesche, 4,3 milioni circolano in Gran Bretagna e 3,1 milioni in Italia. In Spagna ce ne sarebbero 1,9 milioni, in Belgio 1,4. Mezzi autorizzati dalle autorità nazionale, ma che si stanno rivelando particolarmente impattanti sul piano ambientale e della salute, a causa appunto di emissioni molto maggiori di quelle misurate in fase di test ufficiali. Il diossido di azoto, che spiega l’ong è “prodotto soprattutto dalla combustione dei motori diesel nelle aree urbane”, è la causa, secondo l’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria dell’Agenzia europea per l’ambiente, di 72 mila morti premature in Europa ogni anno. “Barare sulle normative ambientali non è crimine senza vittime”, denuncia T&E, facendo notare che i Paesi a maggior presenza di veicoli con emissioni fuori norma sono anche quelli dove si registra il più alto numero di decessi legati al diossido di azoto: 21.600 in Italia, 14.100 in Uk, 10.400 in Germania, 7.700 in Francia, 5.900 in Spagna e 2.300 in Belgio.

Le responsabilità di stati membri e Commissione Ue – “Il vero scandalo del Dieselgate in Europa sono i regolatori nazionali che chiudono gli occhi di fronte all’evidenza degli imbrogli nei test con il solo obiettivo di proteggere l’industria automobilistica del Paese o i propri interessi. Questo sta uccidendo decine di migliaia di persone ogni anno”, dice Greg Archer, responsabile di T&E per i veicoli puliti. L’esperto invoca Bruxelles – “Abbiamo bisogno di un cane da guardia europeo perché gli stati membri smettano di proteggere le aziende nazionali e sia possibile avere un unico mercato dei veicoli che operi negli interessi di tutti i cittadini” – ma dalla Commissione non arrivano buone notizie. Il 13 settembre scorso, infatti, il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione per chiedere all’esecutivo comunitario maggiore collaborazione nelle indagini sul dieselgate. La commissione d’inchiesta Emis sulle misurazioni delle emissioni nel settore automobilistico, infatti, è giunta a metà mandato e la sua relazione finale è attesa sulla prossima primavera, ma Juncker e colleghi non hanno ancora inviato tutti i documenti richiesti.

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