Reduce da un tour che l’ha portato a esibirsi alla Carnegie Hall al fianco di Guy Davis, uno dei grandi della scena blues attuale, Fabrizio Poggi, armonicista blues, pluripremiato in America e il cui nome è più conosciuto all’estero che in Italia, ha pubblicato il disco numero 19 della sua lunga carriera – e il ventesimo è in rampa di lancio – intitolato Il soffio della libertà, in cui celebra le canzoni e le storie che hanno accompagnato il cammino del popolo afroamericano dalla schiavitù alla libertà.

“In occasione degli anniversari dell’illustre discorso di Martin Luther King, della marcia da Selma a Montgomery soffocata nel sangue e dell’eroico rifiuto di Rosa Parks di cedere il suo posto sull’autobus a un passeggero bianco, tre momenti epici dal profondo significato  ho pensato a un viaggio sulle strade del blues e dello spiritual incentrato sulle canzoni che hanno accompagnato la dura lotta degli afroamericani per i loro diritti – racconta il bluesman lombardo –. La musica aiuta e sono certo che possa svolgere un ruolo decisivo per rendere questo mondo migliore”.

Composto da 14 brani tra cui spiccano le cover di grandi classici come We Shall Overcome e I Shall Be Released, e le collaborazioni di Guy Davis, Charlie Musselwhite ed Eric Bibb, il sottotitolo è “una marcia da Selma ai giorni nostri”. In giorni in cui si uccide in nome della religione e in cui si impedisce alla povera gente di sperare in una vita migliore costruendo muri e mettendo del filo spinato ricordare le canzoni e le storie dei neri e della loro lotta per la libertà e i diritti potrebbe essere persino utile.

Fabrizio, che effetto fa suonare in un posto come la Carnegie Hall e condividere il palco con uno come Guy Davis?
Suonare il blues, una musica intimamente afroamericana al fianco di Guy Davis alla Carnegie Hall – uno dei teatri più importanti del mondo – lo scorso febbraio, è stata forse  la più grande emozione della mia carriera, un’impresa vissuta come un sogno e di cui ancora non mi sono reso conto. Quando ho finito il primo assolo di armonica e il pubblico ha applaudito, sono quasi sobbalzato per lo stupore. Non so se sia l’acustica di quel teatro, ma un applauso lì dentro è un boato assordante. Per qualche secondo sono rimasto interdetto, non mi aspettavo una cosa del genere. In quel momento non ho potuto fare a meno di sentirmi un po’ orgoglioso di essere l’unico italiano ad aver portato il blues su quel leggendario palcoscenico.

Un album come Un soffio per la libertà è molto impegnativo:  come è stato accolto?
Sono molto felice per l’accoglienza che il disco ha avuto, ma anche un po’ deluso. E spiego molto sinceramente perché. Pensavo di portare in giro questo spettacolo sui diritti civili molto più spesso e invece, a parte qualche mente “illuminata” che ci ha dato spazio, persino nelle scuole ciò purtroppo non è avvenuto.

Eppure sono in tanti in questo periodo a riempirsi la bocca con le parole “diritti civili”, “diritti umani”…
Già, nonostante tutto ti assicuro che c’è uno scarsissimo interesse per questo progetto di tremenda attualità. In un periodo in cui si uccide in nome della religione e per il colore della pelle, chi si dimentica la storia rischia di ripeterla, i fatti drammatici degli ultimi giorni ne sono la prova. E lancio un appello: chi può ci aiuti. E’ un messaggio importante. Grazie.

Personalmente mi sono appassionato alla musica blues dopo aver assistito, da ragazzino, a un grandissimo concerto di Bo Diddley: vedere questo arzillo signore con la sua insolita chitarra correre su e giù dal palco, tra la gente, è stata un’esperienza indimenticabile che mi ha spinto ad approfondire il genere. Faresti per noi una piccola playlist – esclusi ovviamente i brani eseguiti sul disco – di almeno 10 pezzi che sia in grado di far innamorare un profano della musica blues?
Compito difficile e di grande responsabilità, ma ci provo, tornando in qualche modo indietro con gli anni:

Hoochie coochie manMuddy Waters

On the road againCanned Heat

Statesboro bluesAllman Brothers Band

Smokestack lightning Howlin Wolf

The thrill is goneB.B. King

Boom boom boom boom John Lee Hooker

She caught the katy The Blues Brothers

Texas floodStevie Ray Vaughan

Key to the highway Eric Clapton

Bad to the bone ­– George Thorogood

E questo è solo un inizio per andare a cercare poi le radici del blues. Quello vero.

 

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Michael Kiwanuka, il cantautore figlio di rifugiati ugandesi regala uno dei dischi soul più belli del ventunesimo secolo

next
Articolo Successivo

Voci dalla Montagna, il festival di musica classica, popolare e etnica ad alta quota

next