“Come mai sei finito in giro così grosso alla tua età?”, gli ha chiesto Parini, ancora indeciso se credergli. “La prima volta sono partito come aiutante degli scafisti, ma il motore si è guastato, io sono riuscito ad aggiustarlo, poi sono riuscito a riportare indietro la barca. E allora sono salito di grado”, ha spiegato, sorridendo. E poi ha chiesto: “Allora mi date il permesso di soggiorno? Io vorrei andare in Germania e portare in Europa anche la mia bimba. “In Germania, buttavano via la chiave, sei stato fortunato a finire nelle nostre braccia”, ha replicato il capo del Gigic, o almeno così ci hanno raccontato. E dopo la verifica dei luoghi sulle mappe di Google del quartiere generale della banda di trafficanti, dei cantieri navali dei trafficanti; i nomi e i profili di Facebook, Parini si è alzato e la sua espressione riflessiva si è tramutata in un sorriso di soddisfazione.

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Il segnale finale che, nonostante le riserve, le verifiche e l’indagine da avviare, Karim, scafista pentito, pescatore e nuotatore provetto, è stato considerato affidabile. E accolto nella famiglia del Gicic. Perché una volta spento il Pc, firmato il verbale da Karim in presenza del suo avvocato, il commissario ha sentenziato: “Ora dobbiamo aiutarlo, trovargli un luogo dove dormire, un lavoro”. E Amir ha tirato su il telefono per vedere se una delle associazioni di volontariato amiche del Gicic poteva aiutarlo. Alla fine Parini, il poliziotto-filosofo si è lasciato scappare una frase ermetica, ci hanno detto. “Passare al nemico è facile, difficile è rimanere integri”, ha detto sorridendo e Karim, più sereno, ha riportato un proverbio tunisino. “Nel bene, c’è sempre il male, nel male c’è sempre del bene”.

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