Ottenuto il soccorso del Fondo strategico italiano di Cassa depositi e prestiti, che ne rileverà il 12,5% dall’Eni, l’assemblea degli azionisti di Saipem ha varato l’atteso aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro. Ha votato a favore il 61,41% dei soci con diritto di voto. La holding di Cdp si era impegnata a partecipare già all’inizio di novembre, quando ha messo sul piatto 463 milioni per una quota della società che si occupa di costruzione di gasdotti e altre infrastrutture per il settore del petrolio e del gas. Un’operazione provvidenziale per il Cane a sei zampe, che conta ora di vedersi restituire i 6,5 miliardi di finanziamenti concessi alla controllata.

Grazie alla ricapitalizzazione, ha spiegato infatti il presidente Paolo Andrea Colombo, “Saipem può riequilibrare il rapporto tra capitale proprio e capitale di debito e aumentare la propria indipendenza da Eni”, con cui la società è indebitata per 2,83 miliardi con scadenza 30 giugno 2016 e per 3,71 miliardi in scadenza il 30 giugno 2020. L’esposizione nei confronti della casa madre è pari al 93% dell’indebitamento finanziario lordo, stimato da Colombo in 6,9 miliardi di euro. La zavorra del debito, ha detto il presidente, è destinata a scendere a 6,7 miliardi nel primo trimestre 2016 in concomitanza con l’erogazione di linee di credito dalle banche per 3,2 miliardi e dei 3,5 miliardi dell’aumento di capitale. L’obiettivo è ripagare completamente i 6,5 miliardi di indebitamento con Eni.

Sulla riduzione dell’indebitamento, spiega Cao, non peseranno in maniera significativa le cessioni, che saranno effettuate “nell’arco di piano”. “Dobbiamo vendere bene”, aggiunge il presidente di Saipem, Paolo Andrea Colombo. Non si procederà quindi in modo “affrettato”, ma con l’obiettivo di “massimizzare il valore”.

Enigate

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