“Se un convento religioso lavora come albergo, paghi le imposte”. Chissà se le parole di Papa Francesco cambieranno la situazione delle centinaia di case per ferie gestite da ordini religiosi nella Capitale. Secondo il report del dipartimento delle Risorse economiche di Roma Capitale su 297 strutture il 38% non ha mai versato l’Imu, il 20% ha pagato in modo discontinuo mentre solo 94 strutture risultano in regola. “L’Anno Santo è alle porte ma il Giubileo della Misericordia rischia di diventare il Giubileo dell’evasione“, attacca Riccardo Magi, consigliere di Roma Capitale e presidente dei Radicali Italiani, che ha ottenuto la mappatura dopo mesi di richieste al Campidoglio. Disseminate in tutta Roma e gestite da moltissime congregazioni, 246 per la precisione, queste strutture offrono oltre 13mila posti letto. “La legge è ambigua – continua Magi – l’esenzione è solo per chi svolge l’attività ricettiva gratuitamente o con prezzi inferiori rispetto alla metà di quelli di mercato in quella zona. Il problema è che molti sono veri e propri alberghi di lusso“. In effetti non è difficile imbattersi in tariffe che non hanno niente a che vedere con conventi che offrono ospitalità ai pellegrini: “95 euro a notte”, “Camera standard con colazione 120 euro a notte, la superior 140”. Sono le risposte raccolte dai Radicali di Roma in un giro di telefonate in alcune di queste strutture. In qualche caso non manca neanche la piscina: “Centotrenta euro con l’utilizzo di piscina e campo da tennis“, ci informa una receptionist. “Si sa che i preti non pagano”, dice un’altra che ammette di non sapere nulla della situazione fiscale della casa per ferie per cui lavora. “Può darsi che abbiano pagato l’Imu per il convento che è all’interno della struttura ricettiva”, ipotizza un altro dipendente. I numeri sono più o meno uguali anche per la Tasi, risultano in regola infatti solo il 33% mentre per la Tari, la tassa sui rifiuti, le cose si complicano. Dai controlli del comune di Roma viene fuori che solo 208 su 297 Case per Ferie sono presenti nella banca della Tari, le altre 91 sono sconosciute al fisco comunale. E poi c’è il capitolo contenziosi. Molte di queste strutture, in tutto 101, hanno contenziosi aperti con il comune di Roma per un totale, fra Imu e vecchia Ici, di 19 milioni di euro. “Bisogna cambiare una legge troppo ambigua – chiosa Magi – e aumentare i controlli soprattutto in vista del Giubileo quando queste strutture faranno il tutto esaurito” di Annalisa Ausilio

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