“Dare una nuova casa a 130mila persone”, garantire loro assistenza sanitaria, condizioni igieniche accettabili, cibo e acqua potabile. Per aiutare la popolazione di Haiti, colpita dal terremoto del 2010, la Croce Rossa Americana (Arc) ha ricevuto donazioni per circa 500 milioni di dollari, le più alte tra tutte le organizzazioni impegnate nell’ex colonia francese dei Caraibi.

Secondo un’inchiesta pubblicata dall’organizzazione no-profit ProPublica, però, il risultato ottenuto è limitato a qualche strada costruita o riparata, un ospedale, illuminazione solo in alcune zone e appena sei nuove abitazioni permanenti. Un vero e proprio “spreco di denaro” dovuto a “mancanza di preparazione”, mala gestione dei soldi e decisioni prese in base all’interesse dell’organizzazione: “I funzionari non sapevano come spendere tutti quei fondi – ha raccontato il responsabile del programma per i rifugiati della Croce Rossa Americana ad Haiti nel 2010, Lee Malany – La loro decisione si basava non sul programma che sarebbe stato più utile alla popolazione, ma su quello che avrebbe fatto più pubblicità all’organizzazione. Una cosa deprimente”.

Tanti progetti, numerose donazioni, pochissimi risultati – Quando i giornalisti di ProPublica, già due volte vincitrice del premio Pulitzer, hanno contattato i vertici della Croce Rossa Americana per avere un quadro dei progetti realizzati a cinque anni dal terremoto, hanno incassato il rifiuto dell’organizzazione. Così sono volati a Port-au-Prince, la capitale del Paese, e sono entrati in contatto con Jean Jean Flaubert, l’uomo che tiene i rapporti tra il sobborgo di Campeche e l’organizzazione: “Ci avevano detto di avere un piano per cambiare totalmente Campeche. Oggi, però, ancora non ho capito di quale cambiamento stessero parlando. La Croce Rossa Americana lavora solo per se stessa”.

Il programma Lamika, acronimo creolo haitiano per “una vita migliore nel mio quartiere”, prevedeva, secondo un piano interno all’Arc del marzo 2012 e in possesso di ProPublica, la costruzione di 700 nuove abitazioni dotate di servizi igienici, la riparazione di 4mila case secondo criteri antisismici, migliaia di rifugi temporanei per altre famiglie, lo stanziamento di 44 milioni di dollari per donare cibo, medicinali e la costruzione di un ospedale. Campeche, come la maggior parte delle zone di Port-au-Prince, è ancora oggi un ammasso di baracche di lamiera, dove bambini e animali camminano in mezzo ai rifiuti e ai liquami delle fogne a cielo aperto, senza alcun collegamento all’energia elettrica e accesso all’acqua potabile. Delle abitazioni per 130mila persone festeggiate dai funzionari dell’organizzazione nemmeno l’ombra: di nuove case, ad Haiti, se ne contano soltanto sei.

Grande spreco di denaro, ma la Icrc si teneva 1/3 dei soldi sui lavori commissionati – La Croce Rossa Americana è l’organizzazione impegnata a Haiti che ha ricevuto la maggior quantità di donazioni, è anche una di quelle che ha mostrato più difficoltà nel portare a termine gli obiettivi prefissati. Non è un caso se, come si legge nei testi di mail interne in possesso di ProPublica, a definire questa operazione un “fallimento” è lo stesso Presidente dell’Arc, Gail McGovern. L’organizzazione ha cercato di attribuire la colpa dei lavori non realizzati alle difficoltà di relazione con il governo e i problemi burocratici legati all’uso dei terreni. Ostacoli incontrati anche da altre organizzazioni che disponevano di fondi nettamente inferiori ma che, si legge nell’inchiesta, sono riuscite a donare alla popolazione 9mila abitazioni.

Il vero problema, secondo ProPublica, è che la campagna di aiuti per Haiti della Croce Rossa Americana è stata minata da un grave spreco di denaro. Già nel 2011, Judith St. Forth, diventata poi direttrice del programma per Haiti, denunciava in un documento interno discriminazioni nei confronti dei lavoratori di origine haitiana “tanto da escludere i loro curriculum vitae” durante la ricerca di personale qualificato. Un atteggiamento che violava la politica dell’organizzazione, mirata all’assunzione del più alto numero possibile di haitiani, causando anche un aumento delle spese. Secondo calcoli di budget interni alla Croce Rossa Americana e citati da ProPublica, infatti, stipendiare e mantenere un operaio straniero a Haiti costa circa 140 mila dollari all’anno, contro i 42 mila di un professionista del posto.

Un personale spesso inesperto e incapace di portare a termine molti dei programmi prefissati, infine, ha costretto la Croce Rossa Americana ad affidare molti lavori ad altre organizzazioni, facendo così lievitare i costi. Nonostante questo, però, circa un terzo del costo totale dei singoli progetti delegati serviva a coprire le spese dell’Arc.

Questa disorganizzazione è stata decisiva anche quando si è dovuto far fronte a gravi emergenze. Nove mesi dopo il sisma, nel Paese è scoppiata un’epidemia di colera che ha causato migliaia di vittime. La Croce Rossa Americana si era impegnata a fornire il materiale per fronteggiare una nascente situazione d’emergenza sanitaria, come sapone o integratori per la popolazione. Risultato: dopo 6 mila morti, scrive ProPublica, un rapporto interno parlava di un programma anti-colera “molto in ritardo”, anche se la stessa Croce Rossa Americana, negli anni seguenti, pubblicizzerà il suo intervento sottolineando il ruolo svolto nella lotta all’epidemia. Come ha però dichiarato un ex funzionario impegnato a Campeche, “per ogni cosa erano necessari tempi quattro volte superiori al normale a causa dell’inesperienza e dello strettissimo controllo da parte dei vertici dell’organizzazione”.

Twitter: @GianniRosini

Modificato da Redazioneweb l’8 giugno 2015 alle 16.00

 

Riceviamo e pubblichiamo dalla Croce Rossa Italiana

A seguito dell’articolo uscito sul vostro giornale Il Fatto Quotidiano.it dal titolo “Terremoto ad Haiti, la Croce Rossa ha sprecato milioni di dollari in donazioni”, la CRI, facente parte del Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa specifica che nel pezzo originale pubblicato da ProPublica/NPR ci si riferisce al lavoro fatto dalla Croce Rossa Americana e non dal Comitato Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (CICR, più semplicemente definito in Italia Croce Rossa Internazionale) come erroneamente riportato da voi. Un chiarimento che si ritiene essenziale in quanto il CICR , istituzione di carattere umanitario, caratterizzata dall’imparzialità, neutralità e indipendenza, si occupa di proteggere e assistere le vittime dei conflitti armati internazionali, dei disordini e della violenza interna. Il CICR è custode delle Convenzioni di Ginevra e promuove il diritto internazionale umanitario. È nostro interesse dunque preservare la rispettabilità e l’affidabilità di un’istituzione impegnata da 150 anni nel salvare vite umane.

Non è compito del Comitato Internazionale condurre le operazioni di soccorso e ricostruzione nei casi di catastrofe naturale su cui invece lavorano le Società Nazionali e la Federazione Internazionale, spesso grazie alla fondamentale generosità dei donatori. Per questo motivo è nostra premura diffondere anche la posizione della Croce Rossa Americana che, a seguito dell’articolo di ProPublica/NPR, ha immediatamente spiegato la realtà dei fatti. In particolare con i fondi raccolti all’indomani del devastante terremoto che ha colpito la comunità di Haiti, la Croce Rossa Americana ha costruito 8 ospedali e ha bloccato la diffusione di una mortale epidemia di colera. Ha provveduto alla sanificazione dell’acqua e fatto sì che più di 100mila persone potessero trasferirsi dalla tende a sistemazioni più sicure. Alcuni problemi relativi alla mancanza dei terreni per la costruzione di nuove case e il cambio di Governo hanno costretto la Croce Rossa Americana a cambiare il progetto iniziale utilizzando, ad esempio, strutture esistenti che sono state ristrutturate e messe in sicurezza, costruendo nuove scuole, strade e provvedendo alla distribuzione di acqua. Per queste ragioni la Croce Rossa Americana si definisce contrariata dalla mancanza di oggettività e accuratezza dell’inchiesta pubblicata da ProPublica/NPR soprattutto perché in quell’articolo viene mistificata la realtà dei fatti. Per capire bene cosa è stato fatto e sentire direttamente il parere di chi è stato aiutato, la Croce Rossa Americana invita a visitare il sito http://www.redcross.org/news/article/The-Real-Story-of-the-6-Homes-Answering-Questions-about-Haiti per rispondere direttamente alle numerose inesattezze pubblicate da ProPublica/NPR coverage.

È doveroso infine ricordare anche l’impegno della Croce Rossa Italiana che, grazie alle donazioni, è riuscita a mettere in piedi uno dei più grandi e importanti progetti di cooperazione internazionale con la costruzione, attraverso maestranze locali, del ‘Village Haitien Solferino’, un insediamento urbano di 53 case per altrettante famiglie rimaste senza un tetto dopo il catastrofico terremoto del gennaio 2010. La Croce Rossa Italiana inoltre, in collaborazione con la Consorella haitiana, ha finanziato diverse attività che generano reddito per la popolazione, come l’apertura di un panificio e di un pastificio a Croix de Bouquet, svolgendo anche corsi di formazione per i lavoratori locali.
Il nuovo villaggio rappresenta un esempio concreto di ricostruzione post – terremoto, realizzato secondo criteri antisismici e fornito di servizi igienici. Un intervento possibile grazie al lavoro di una delegazione permanente, che ha seguito una serie di attività messe in campo subito dopo il terremoto; tra queste il Programma di ‘Riabilitazione Haiti’, attualmente completato, con il quale si è portato sostegno diretto attraverso la fornitura di alloggi, servizi e la potabilizzazione dell’acqua e l’intervento socio sanitario per famiglie in Italia, che ha visto il trasferimento da Haiti a Roma dei nuclei familiari, l’accoglienza in Italia, l’assistenza sociale e sanitaria e infine il reinserimento sull’isola.

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