Qualcuno potrebbe pensare che c’è poco da festeggiare. Eppure sono arrivati in centinaia allo stadio con i loro sacchetti zeppi di piadine, crescioni, qualche bottiglia di Sangiovese e tanta voglia di incontrarsi per scacciare l’amarezza di una stagione finita con la retrocessione. Il Cesena calcio e i suoi tifosi venerdì sera si sono incontrati per un pic nic sul prato dello stadio Dino Manuzzi per salutarsi e prepararsi per il prossimo anno in B dopo solo un anno passato nella massima serie. Sul sito internet della società qualche giorno fa era comparso l’invito: “A partire dalle 19.30 i cancelli dello stadio saranno aperti in tutti i settori per permettere ai tifosi di allestire i propri picnic sul campo con tutto il necessario, cibo, tovaglia, piatti, posate, e consumare le proprie vivande in un’atmosfera fuori dal comune”. Unici accorgimenti: non fumare, levarsi le scarpe per non rovinare il prato sintetico e, alla fine, sparecchiare. E così sono arrivati in tanti anche per vedere da vicino i loro idoli, che hanno ammirato ogni domenica nelle sfide alle grandi del nostro football. Quegli stessi calciatori appena un anno fa avevano fatto il miracolo di riportare il Cesena in Serie A, dopo che la squadra si era trovata sotto una montagna di debiti ereditati dalla passata gestione societaria e aveva rischiato di sparire dalla scena.

Il più contento del picnic è proprio Giorgio Lugaresi, figlio di Edmeo, il patron storico della società bianconera, scomparso nel 2010. Lugaresi “junior” in due anni ha rimesso in ordine i conti e portato la squadra in A, anche se ora di fronte c’è di nuovo il purgatorio della cadetteria. “Ce l’abbiamo messa tutta e ora dobbiamo ripartire dai nostri tifosi – spiega a ilfattoquotidiano.it il presidente – Il nostro è uno stadio votato all’accoglienza, non c’è stato mai un fatto di cronaca: noi siamo contenti così”.

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Durante la serata nessun discorso ufficiale, nessuna cerimonia. I calciatori e l’allenatore Domenico Di Carlo passano il tempo a farsi fotografare coi tifosi e a firmare autografi. Ma più che un incontro con le star del jetset calcistico, il clima è quello di una festa paesana. Il più ricercato tra i giocatori è Grégoire Defrel, attaccante francese per il quale le più importanti squadre italiane e non solo, sono pronte a fare follie. Lui non nega che l’addio potrebbe essere vicino: “Il pubblico ci è stato sempre dietro anche quando le cose andavano male. Cesena mi mancherà con tutta la sua gente. Spero un giorno di poter tornare”.

Ma intanto qui c’è da allestire la prossima stagione per tentare il ritorno della Romagna in Serie A. La gente ci tiene: fuori dal Manuzzi uno striscione ricorda alla dirigenza che la delusione c’è (“Un pic nic serale non può cancellare la stagione fallimentare”). Ma a parte questa contestazione silenziosa gran parte della gente è vicina alla squadra e sa che questo è l’unico modo per riprovarci. Qui la vivono così: “Noi romagnoli stiamo vicini a chi è in difficoltà”, spiega una tifosa che il Cesena lo ha visto persino salire in Coppa Uefa a metà anni Settanta. Per capire cosa intenda la tifosa basta ricordare che un mese fa, dopo la partita della matematica retrocessione, contro il Sassuolo, la curva bianconera ha applaudito i suoi calciatori. Non solo: nel momento della crisi finanziaria due anni fa, una piccola quota dell’azionariato era stata acquistata proprio dai tifosi: caso raro in Italia. “Credo che la gente in Romagna abbia la consapevolezza dei propri limiti”, spiega Lugaresi, che già guarda al futuro. “La gente sa che noi cerchiamo di dare il massimo: c’è una grande tradizione nella preparazione dei giovani calciatori e poi abbiamo uno stadio frequentato da tante famiglie, senza barriere e credo che questo sia qualcosa in più rispetto alle altre squadre”.

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