Il destino di Sandra Mastella è la metafora del risultato degli “impresentabili” in Campania. La signora è andata bene, benissimo. Ha raggranellato 10.213 preferenze, il miglior rapporto voti-popolazione di collegio, grazie a lei Forza Italia a Benevento ha superato il 22%, la percentuale più alta delle cinque circoscrizioni, nemmeno nella provincia di Caserta sono arrivati così in alto. Eppure Lady Mastella non è stata eletta per una beffa della legge elettorale: il seggio del candidato presidente sconfitto, Stefano Caldoro, è scattato nel Sannio. Alla moglie dell’ex Guardasigilli di Prodi non è rimasto altro che sfogare la sua rabbia con una querela a Rosy Bindi. “Sono presentabile, presentabilissima”.

E’ un po’ la storia degli impresentabili campani, termine col quale indichiamo sia i candidati inseriti nella black list dell’Antimafia che quelli scovati e segnalati dalle inchieste delle edizioni cartacee e web de “Il Fatto Quotidiano”. Da non candidare perché coinvolti in inchieste giudiziarie, oppure per gli innumerevoli cambi di casacca, o semplicemente perché “figli di…” che puntano a ereditare il consenso come fosse un bene di famiglia. Premiati nell’urna, invece, da una notevole folla di elettori, che non solo non li hanno ritenuti impresentabili, ma addiruttura “preferibili”. Gli impresentabili in senso lato hanno raccolto un mare di consensi, anche se in pochi entreranno in consiglio regionale. Guidati ovviamente dal direttore di questa orchestra, il candidato Pd a governatore Vincenzo De Luca: è andato benissimo, ha vinto, ha subito querelato la Bindi per distrarre l’attenzione dalla legge Severino. Chapeau.

Due gli eletti provenienti dalla Bindi’s list. Entrambi uscenti, entrambi di Fratelli d’Italia. Sono Luciano Passariello (5573 voti a Napoli) e Alberico Gambino (10.568 voti a Salerno). Passariello è stato rinviato a giudizio per “impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita”, il Gip di Nola ha trasmesso gli atti a Roma, udienza il 18 giugno, inoltre ha ricevuto un avviso conclusa indagine in Sardegna in un’inchiesta che ipotizza il riciclo di capitali del clan dei Casalesi in un complesso turistico. Gambino, arrestato durante il mandato da consigliere regionale, ha una condanna per concussione e violenza privata a due anni e dieci mesi al termine di un processo che lo ha assolto dalle imputazioni di collusione con il clan camorristico di Pagani, città di cui è stato sindaco per dieci anni. La Dda di Salerno però ha riaperto le indagini ed è tornata a chiederne l’arresto per concorso esterno in associazione camorristica. Il Riesame ha ribaltato il diniego del Gip e in un provvedimento di 75 pagine ne ha autorizzato la cattura. La Cassazione però ha rimandato indietro le carte, e Gambino resta a piede libero.

Non ce l’ha fatta Sergio Nappi (Caldoro Presidente, 2116 voti ad Avellino), impresentabile dell’Antimafia per un processo in cui è accusato di aver rimosso assessori solo perché non lo avevano sostenuto in una campagna elettorale, ma è sotto processo anche per la Rimborsopoli campana. La combriccola nel mirino dell’Antimafia ha prodotto questi dati elettorali: Fernando Errico (Ncd), tentata concussione nel Mastella-gate, 6967 preferenze a Benevento; Francesco Plaitano (Pi), imputato di collusioni camorristiche e condannato in primo grado per estorsione, 291 voti a Salerno; Raffaele Viscardi (Pi), rinviato a giudizio per corruzione da ex assessore di Sarno, 877 voti a Salerno; Antonio Agostino Ambrosio (Forza Italia), ex sindaco di San Giuseppe Vesuviano con due anni patteggiati per concussione e un altro procedimento aperto, 7427 voti a Napoli; Carmela Grimaldi (Campania in Rete), un processo di camorra finito con l’assoluzione impugnata dalla Procura, 207 voti a Salerno. La Bindi ha segnalato anche Antonio Scalzone (Pi), l’ex sindaco di Castel Volturno che ha rinunciato formalmente alla candidatura dopo la pubblicazione di un nostro articolo che ne ricordava il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione camorristica. Scalzone si è ritirato davvero, perché solo 56 persone lo hanno votato nel casertano.

Infine Domenico Elefante (Cd), che beato lui aveva uno sponsor favoloso col quale provare a far dimenticare una condanna prescritta per concussione: il Boss delle Cerimonie, don Antonio Polese dell’Hotel La Sonrisa: “Votate De Luca ed Elefante ‘a zeffune e beverone’”, l’invito rivolto in un esilarante video visionabile su Fanpage. Invito raccolto da 1078 persone.

Ma per essere discussa e discutibile, una candidatura non deve avere per forza il timbro dell’Antimafia. Il Fatto ha segnalato decine di altri casi. L’elettorato li ha votati con generosità. A cominciare da Armando Cesaro (Forza Italia): il rampollo di Giggino ‘a Purpetta, il deputato sotto inchiesta per concorso esterno in associazione camorristica per gli interessi delle aziende di famiglia negli appalti di Lusciano, puntava alle 50.000 preferenze a Napoli. Si fermato ad ‘appena’ 22.312 voti, nonostante una sfarzosissima campagna. E’ il primo degli eletti. Il partito è roba sua. Carlo Iannace (De Luca presidente) si è candidato nonostante un processo per truffa e altri reati legati al suo lavoro di chirurgo ad Avellino. Era accusato di aver partecipato a un sistema che faceva rimborsare dal servizio sanitario nazionale interventi estetici spacciati come ricostruzioni oncologiche. Il 15 maggio la Procura di Avellino ha chiesto la sua condanna a 8 anni di reclusione, la sentenza è attesa a settembre. Ma l’elettorato la sentenza l’ha già emessa, premiandolo con un risultato oltre le più rosee previsioni. La lista ha raggiunto uno spettacolare 10% in Irpinia e Iannace è stato eletto con 8605 preferenze.

Non ce l’hanno fatta i tre personaggi più chiacchierati di Campania in Rete, la lista finita nel mirino degli strali di Roberto Saviano. Enricomaria Natale, incensurato figlio di avvocato processato e assolto due volte dall’accusa di essere un prestanome degli Schiavone, rivale del sindaco anticlan di Casal di Principe Renato Natale, ha preso 884 voti a Caserta; Attilio Malafronte, indagato per una compravendita di loculi a Pompei e soprannominato ‘Calibro 12’ perché nel corso delle perquisizioni hanno rinvenuto delle armi, ne ha raccolti 1021 a Napoli; Vincenzo De Leo, segretario di Casal di Principe del Fronte Nazionale di Tilgher, si è fermato ad appena 147. In ‘Campania Libera’ Tommaso Barbato, presenza fissa delle liste ‘ufficiose’ sugli impresentabili compilate dai giornali, sotto inchiesta per voto di scambio, ha preso 3955 preferenze a Napoli e non è stato eletto.

Eletti nel Pd due indagati della Rimborsopoli con richiesta di rinvio a giudizio: Mario Casillo (22.372 voti a Napoli) e Nicola Marrazzo (10.916 voti a Napoli). Tra gli eletti dem anche Franco Picarone a Salerno, 17.115 preferenze: è stato assessore di De Luca ed è imputato per il Crescent. Flora Beneduce (Forza Italia), uscente, è stata rieletta con 12.747 preferenze. E’ sotto processo per un abuso edilizio in una proprietà sul mare di Vico Equense, imputazione divisa col marito, Armando De Rosa, ex assessore regionale Dc ai tempi della Prima Repubblica. Ce l’ha fatta a Caserta con 10.089 voti Massimo Grimaldi, presidente uscente della Commissione Bilancio e capolista di Caldoro Presidente. E’ incensurato, non è indagato. Ma poche settimane fa la Dda di Napoli ha depositato in un processo a Santa Maria Capua Vetere due verbali di un pentito che lo indica come politico e persona di riferimento dei figli del superboss Francesco Schiavone. Grimaldi ha annunciato querela.

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