Troppo spesso questo nostro Paese ci appare immobile. Le cooperative coinvolte nelle inchieste della magistratura, la corruzione che serpeggia anche tra chi dovrebbe fare del bene. E poi le tragedie del Mediterraneo, scoprire che serve un naufragio che fa almeno 700 vittime (quello che ne aveva portate via 300 non era evidentemente abbastanza) per far risvegliare l’Europa, la politica, le agenzie di stampa internazionali. Scoprire che quelle morti, anche quelle morti disperate, riescono ad essere strumentalizzate dalla nostra politica.

Ci sono persone che non ci stanno. Persone a cui tutto questo non va più bene, e che anche in Italia stanno scoprendo che ci sono dei modi per entrare in azione, provare a creare dei cambiamenti, farsi sentire, lottare. Il web offre ottimi strumenti da questo punto di vista e il campaigning sta diventando anche da noi una vera e propria professione.

Quando Change.org è arrivata in Italia nel 2012 non avevamo idea di quale meccanismo avremmo provocato. Non lo immaginavamo perché in Italia l’aggregazione passava prevalentemente attraverso partiti, chiesa, sindacati e non lo immaginavamo perché le istituzioni hanno la cattiva abitudine di fare orecchie da mercante alle istanze della società civile o di rintanarsi dietro muri di gomma burocratica. All’epoca c’erano solo 136mila utenti in Italia, oggi siamo la più grande piattaforma di attivismo online, con oltre tre milioni di utenti registrati e oltre 360 vittorie a registro. Vogliamo permettere alle persone e ai movimenti di organizzarsi, di essere visibili anche senza l’appoggio di poteri e potenti e di convogliare il sostegno di migliaia e a volte milioni di persone, sulla pagina web della loro causa. Oggi vedo vite che cambiano, esperienze personali che hanno un impatto nella quotidianità di tutti, ed è un privilegio per me dare una mano alle persone comuni a trovare voce in capitolo nel dibattito nazionale.

Istituzioni, politica, aggregazioni, aziende, persino le realtà religiose non possono più esimersi dal fare i conti con questi strumenti che possono dare davvero voce alle istanze della gente comune. Di attivismo e campaigning – on line e off line – c’è sempre più bisogno. È per questo che ci incontreremo a Torino per alcuni weekend di lavoro insieme ad altri professionisti italiani e internazionali della comunicazione digitale e del campaigning. Workshop organizzati – dal 22 al 24 maggio, il 30-31 maggio e il 6-7 giugno – da Latte Creative, giovanissima agenzia specializzata proprio in questo settore, e Quorum, agenzia di ricerca sociale e comunicazione politica.

Insieme a me ci saranno nomi come quello di Julius van de Laar, esperto di comunicazione sociale e regional director per Obama nello stato-chiave dell’Ohio alle presidenziali 2012, ma anche Sergio Cecchini, direttore europeo della comunicazione e del fundraising di Medici senza Frontiere. Ci sarà Chiara Campione, campaigner di punta di Greenpeace con la campagna DeTox, Tom Dyson di Torchbox, la consulente di fundraising Mara Garbellini, Laura Bononcini, head of policy di Facebook Italia, Eugenio Orsi, founder dell’agenzia Latte Creative, Federico Anghelé, campaigner di quella che attualmente è la più grande campagna digitale in Italia: Riparte il futuro, la mobilitazione di Libera e Gruppo Abele contro la corruzione.

Persone che lavorano per cambiare le cose. Insieme racconteremo a ragazzi under 30 e a professionisti della comunicazione cosa è cambiato nel mondo del campaigning, e con loro impareremo a costruire campagne digitali. Perché la conoscenza è potere, e il digital campaigning è oggi la quintessenza della democrazia. Uno strumento a disposizione di tutti per agire e cambiare quello che non va.

Per informazioni, se volete: http://www.buildingdigitalcampaigns.it/

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