Salvata a un passo dal fallimento, con l’accordo tra l’editore Guido Veneziani e il sindacato interno dei giornalisti, tornerà presto in edicola. Almeno lo sperano i suoi redattori e i lettori più affezionati. Ma c’è anche un bel record, firmato l’Unità, il glorioso quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924. E’ proprio lo storico giornale dei comunisti italiani ad aver incassato, più di ogni altro, fondi pubblici riservati ai giornali di partito. In 24 anni, dal 1990 al 2013, come testata del Partito comunista (Pci), del Partito democratico di sinistra (Pds) e dei Democratici di sinistra (Ds), utilizzando tutte le fonti di finanziamento messe a diposizione dal dipartimento per l’Editoria della presidenza del Consiglio, l’Unità ha ricevuto dallo Stato oltre 152 milioni di euro. Una media di 6,3 milioni all’anno, oltre 500 mila euro al mese, 17 mila euro al giorno. Punta massima di contributi pubblici (vedere tabella in basso), quella record toccata nel 1995, quando arrivò ad incassare ben 8 milioni 883 mila euro. Con una notevole differenza, però, rispetto a quasi tutti gli altri organi delle forze politiche italiane che, molto spesso, non venivano letti neanche da chi al partito era iscritto: l’Unità è stato un giornale vero, con militanti che diffondevano per strada e porta a porta, centinaia di migliaia di copie vendute, lettori affezionati, abbonati. Poi i tempi si sono fatti difficili, con perdite crescenti e numerosi cambi negli assetti societari. Infine, la crisi più dura, quella degli ultimi mesi, che ha visto il giornale sparire dalle edicole e dal web. Con il lampo di luce della scorsa settimana: l’accordo in extremis tra editore e giornalisti che dovrebbe evitare il fallimento e consentire di tornare a pubblicare.

COMPAGNI ALLA CARICA Il “giornale dei lavoratori”, come recitava il sottotitolo della testata nella sua edizione clandestina del 1927, ha sempre avuto un ruolo importante nella storia del Pci. Che non a caso ha speso alla sua direzione esponenti di grande levatura: da Pietro Ingrao ad Alfredo Reichin, da Giancarlo Pajetta ad Emanuele Macaluso, da Gerardo Chiaromonte a Aldo Tortorella. Per non parlare di Massimo D’Alema e Walter Veltroni. Nonostante questa grande cura e nonostante il sostegno garantito dalla Stato, però, l’Unità ha vissuto numerosi periodi bui, come la brutta fase che aveva portato alla chiusura per otto mesi nell’estate del 2000, e fatto fronte allo spettro di vari fallimenti. A partire da quello del 1994, anno in cui la storica l’Unità Spa andava in liquidazione dopo 50 anni di storia. La società che subentrò, l’Arca Spa, ancora di proprietà esclusiva degli eredi del Pci, durerà molto meno e 4 anni dopo dichiarerà fallimento.

LARGO AI PRIVATI Nel 1997 la grande svolta: il quotidiano apre ai privati. Pur mantenendo il controllo della proprietà, i Ds cedono quote del giornale ad una cordata guidata dagli imprenditori Alfio Marchini (recente candidato sindaco al Comune di Roma) e Gianpaolo Angelucci (oggetto di varie inchieste giudiziarie). Le vendite crollano e qualche anno dopo l’Unità Editrice Multimediale finirà in liquidazione con relativo stop alle pubblicazioni. Nel marzo del 2001 il giornale torna in edicola, con una grande attenzione per i movimenti che scuotono la società civile, prima sotto la direzione di Furio Colombo poi quella di Antonio Padellaro. La nuova proprietà, una cordata di imprenditori guidati dall’editore Alessandro Dalai, resisterà per sette anni, fino al 2008, quando cede la maggioranza all’imprenditore Renato Soru, patron di Tiscali, all’epoca presidente (per una largo schieramento di centrosinistra) della Regione Sardegna, che chiama alla direzione Concita De Gregorio.

GRAN FINALE Il giornale cambia formato, ma neanche nella versione tabloid riesce a fermare l’emorragia di lettori. Si arriva, dopo ulteriori assestamenti ai vertici proprietari, alla crisi finale: il 31 luglio 2014 il giornale cessa di nuovo le pubblicazioni. Si fermano anche gli aggiornamenti dell’edizione online. La Nuova Iniziativa Editoriale s.p.a. finisce in liquidazione e un nuovo calvario per i dipendenti si apre davanti ai giudici della sezione fallimentare del tribunale di Roma. Fino all’annuncio dell’accordo raggiunto tra il comitato di redazione del giornale, il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi e l’editore Veneziani. Il quale, mentre si propone come salvatore del giornale fondato da Gramsci, nella sua Roto Alba, stamperia della provincia di Cuneo, da tempo ai suoi lavoratori non paga più neanche i contributi previdenziali .

 

CONTRIBUTI PUBBLICI A L’UNITA’

(1990-2013)

1990 5.474.443,13

1991 8.469.893,14

1992 8.056.727,62

1993 8.263.310,38

1994 8.856.655,31

1995 8.883.058,66

1996 8.263.310,38

1997 7.436.978,61

1998 5.624.687,23

1999 5.343.263,07

2000 3.974.831,52

2001 6.201.727,64

2002 6.507.356,94

2003 6.817.231,05

2004 6.507.356,94

2005 6.507.356,93

2006 6.507.356,94

2007 6.377.209,80

2008 6.377.209,80

2009 6.377.209,80

2010 5.656.442,55

2011 3.709.854,40

2012 3.615.894,65

2013 2.664.633,13

tot 152.473.999,62

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