Editoriale di Michele Santoro, che apre questo nuovo appuntamento stagionale di “Servizio Pubblico” sulle note dell’inno francese La Marsigliese, cantato da Edith Piaf. Ed esordisce, facendo riferimento alla strage nella sede del settimanale satirico Charlie Hebdo: “Questa strage mi ha sconvolto, è stata un’azione di guerra vera e propria, una solo strage non solo di corpi, ma anche di pensiero Una vignetta non è una sciocchezza, è un racconto. Quello del vignettista è un lavoro difficile e pericoloso: con una sola immagine deve costruire un racconto, che deve essera anche violento, giustamente o ingiustamente feroce. Può parlare di Dio, di cosa di nasconde nelle pieghe profonde dell’anima, ma nessun racconto ha la forza di offendere Dio. Ad essere feriti invece sono i nostri pregiudizi”. Il giornalista stigmatizza le parole di Marine Le Pen e di Matteo Salvini e racconta: “”La notte di Capodanno ero a Parigi e c’erano tutti: il popolo di Parigi. Allora mi è venuto spontaneo chiedermi: ‘Se vincesse la Le Pen cosa succederebbe?’ Creerebbe un muro con questa gente. Faremo un nuovo apartheid? In quella gente leggevo voglia di eguaglianza. Voglio ricordare a voi e me stesso che non ci stiamo misurando con un nemico che viene da lontano, ma con i figli delle nostre società, a cui le scuole hanno insegnato il valore delle parole: libertà, uguaglianza e fratellanza”. E conclude: “Quelli di Charlie Hebdo non si sono arresi alla logica militare. In alcuni casi la morte è una condizione più accettabile rispetto alla perdita di libertà”
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