Soldi a vagonate. Quanti la gente comune fatica anche solo ad immaginare, interrogandosi magari (non necessariamente con invidia) su quanti zeri servano per scrivere certe cifre. Sono quelli che affluiscono con regolarità sui conti dei grandi azionisti delle case automobilistiche e dei loro top manager. Sergio Marchionne ha appena fatto cassa esercitando i suoi diritti su una parte delle stock option con cui viene “gratificato”, assicurandosi quasi 11 milioni di euro a fine ottobre. Nel 2013 l’amministratore delegato della casa italo americana ha guadagnato 3,7 milioni di euro tra stipendio fisso e bonus, più stock grant (azioni assegnate a titolo gratuito) per un controvalore di 6,19 milioni. Quanto ai principali azionisti di Fca, la famiglia Agnelli, quest’anno hanno ricevuto dalla cassaforte Giovanni Agnelli & c un dividendo di 29,2 milioni più azioni gratuite del valore di 24,9 milioni.

Cifre che sembrano però briciole rispetto alla cedole che si portano a casa alcune dinastie tedesche. Ai Piëch e ai Porsche, grazie agli utili del gruppo Volkswagen, sono andati 335 milioni di euro, circa il 10% in più rispetto all’anno prima. Perché la torta è grande: i 50 grandi azionisti del colosso di Wolfsburg (fra cui il Land della Bassa Sassonia e la famiglia Schaeffler, che controlla anche Continental) si sono spartiti circa 4,7 miliardi. Ai Quandt, se possibile, va anche meglio. Johanna e Stefam Quandt e Susanne Klatten (la donna più ricca di Germania) posseggono il 46,7% delle azioni ordinarie del gruppo Bmw che, lo scorso anno, ha polverizzato ogni record con ripercussioni sulle cedole. In totale, il terzetto si è “guadagnato” 731 milioni di euro.

Anche per i manager va alla grande. Il numero uno di Daimler, Dieter Zetsche (a destra nella foto) non può certo lamentarsi dei suoi 8,2 milioni di euro percepiti nel 2013, 100mila euro in più rispetto all’anno prima. Ma lo “stipendio” non rivela tutto: secondo un’indagine della fondazione Hans Böckler, per la sua pensione il gruppo ha già accantonato 29,9 milioni di euro. Zetsche ha 61 anni ed è a Stoccarda da 16. Martin Winterkorn (amministratore delegato del gruppo Volkswagen, al centro nella foto), nel 2013 ha ricevuto un compenso di 15 milioni di euro di cui 3 di bonus, 6 di “remunerazione speciale” e 4 di “incentivo di lungo termine”. L’anno prima ne aveva guadagnati 14,5. Malgrado abbia chiesto che gli venisse limato per via della crisi (ed è stato naturalmente accontentato), il manager percepisce al giorno quanto un lavoratore medio in Germania guadagna in dodici mesi. In vista del suo ritiro, poi, sono stati stanziati 22,1 milioni di euro per il trattamento pensionistico. Norbert Reithofer, numero uno di Bmw group (a sinistra nella foto), ha invece incassato nel 2013 una remunerazione di oltre 7 milioni, contro i 6,6 dell’anno prima. Vale a dire che la sua paga ammonta a oltre 750 euro l’ora.

Ferdinand Piëch, l’ingegnere e “grande vecchio” di Volkswagen, oltre che azionista, è anche a capo consiglio di sorveglianza del gruppo (del quale fa parte anche la moglie), ruolo per il quale guadagna 1,2 milioni di euro l’anno. Il potente 77enne manager austriaco è il più pagato presidente di un organismo di controllo in Germania. Doppia Joachim Milberg, il suo omologo di Bmw, che prende 539.500 l’anno, e Manfred Bischof (Daimler), che arriva a “soli” 439.700. Tutti guadagnano più della cancelliera Angela Merkel, ferma a 240mila euro l’anno.

In Volkswagen, secondo l’analisi della società di consulenza Towers Watson, i compensi destinati ai membri del Consiglio di sorveglianza sono saliti mediamente del 17% l’anno negli ultimi tre lustri, contro il 7% della media dei presidenti degli organismi di sorveglianza delle 30 maggiori società quotate sul listino principale della Borsa di Francoforte. Nel frattempo, però, il numero uno Winterkorn ha predisposto un piano di risparmi da 5 miliardi l’anno, con l’obiettivo di migliorare i margini di profitto su cui incide anche l’elevato costo del lavoro. Il fatturato per addetto di VW è di 343.937 euro contro i 534.382 di GM, i 565.787 di Toyota ed i 611.171 di Ford. Il margine per auto del costruttore tedesco, invece, è inferiore a quello di Toyota, sulla base delle stime del Center Automotive Research di Bergisch Gladbach e dell’Università di Duisberg Essen: 616 euro contro 1.558. Fiat invece ha un margine negativo di 224 euro per auto, cui fanno da contraltare i 1.281 euro di guadagno registrati da Chrysler.

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