Alien, il primo – storico – capitolo della saga cinematografica creata da Ridley Scott arrivò nelle sale nel 1979. Da allora, per tre decenni il settore videoludico ha provato, con alterne fortune, a ricreare almeno una piccolissima parte dell’atmosfera terrificante e claustrofobica portata sul grande schermo dal film con Sigourney Weaver. Oggi, grazie all’impegno dei talentuosi ragazzi di Creative Assembly (gli stessi dietro alla serie di giochi strategici Total War), l’epico scontro fra umani e xenomorfi ha finalmente trovato la corretta traduzione su console e PC, con Alien: Isolation.

Il gioco si ambienta fra gli eventi del primo film e quelli del secondo capitolo della serie, con Ripley ancora perduta e la Weyland Yutani impegnata nelle indagini sugli eventi accaduti sulla Nostromo. Nei panni della figlia della protagonista del film, di nome Amanda, saremo chiamati a viaggiare verso una remota stazione spaziale, la Sevastopol, su cui, secondo alcuni report, è custodita la scatola nera della Nostromo e, dentro di essa, tutti i segreti dell’incubo vissuto dalla ciurma di Ripley. Poco sorprendentemente le cose non vanno come dovrebbero andare: non appena arrivati sulla Sevastopol, infatti, ci renderemo conto che le cose vanno molto, molto male. L’intera base è in preda all’anarchia e, a quanto pare, un misterioso assassino sta decimando la popolazione. Ben presto scopriremo che il killer altro non è che un mostruoso xenomorfo e, tanto per cambiare, toccherà a noi affrontarlo, esplorando i più oscuri anfratti della stazione spaziale, discendendo sempre più nell’incubo. Rispetto alla maggior parte dei giochi moderni Alien: Isolation ha una caratteristica che ormai credevamo totalmente sparita dal panorama videoludico: la capacità di far paura.

Nel gioco di Creative Assembly si spara molto poco e si combatte ancor meno, la nostra protagonista non è un marine armato fino ai denti e non è neppure troppo coraggiosa. Come sua madre nel film originale, Amanda è solo un umano che prova a sopravvivere confrontandosi con una creatura dalle doti infinitamente superiori. Ogni passo in Isolation procura un tuffo al cuore, tutti gli scricchiolii, i piccoli rumori diventano minacciosi indizi della presenza dell’Alien, mentre la tecnologia si rivela più spesso d’impiccio che di aiuto. Gli sviluppatori hanno fatto un grande lavoro nella ricostruzione dell’estetica retrofuturistica del film originale, dimentichiamo dunque gli schermi piatti e l’elettronica intelligente: Alien: Isolation ci sbatte davanti ai fosfori verdi che avevamo dimenticato insieme agli schermi a tubo catodico e ai comandi da terminale. L’ambiente stesso, prima ancora dell’alieno, è il nostro principale nemico, recuperando in questo modo il fondamentale pessimismo tecnologico che riempiva anche tutto il film di Ridley Scott.

I momenti migliori del gioco, però, sono gli incontri con lo xenomorfo: gli sviluppatori hanno dotato la tremenda creatura di un’intelligenza artificiale molto evoluta, priva di costrizioni e, per questo motivo, difficile da ingannare. Rimanendo per troppo tempo nascosti nello stesso posto diventeremo una facilissima preda mentre perdere un’occasione giusta per fuggire da una sala ci consegnerà a una morte pressoché certa. Alien: Isolation non è un gioco d’azione e neppure un’avventura, appartiene a un genere molto più antico, quello degli horror e ne recupera tutte le caratteristiche sostanziali, aggiornandole alle possibilità delle nuove console, compresa la difficoltà: alcuni passaggi sono un’estenuante sequenza di tentativi ed errori e il sistema di salvataggio (basato su alcuni specifici terminali da attivare di volta in volta) non aiuta, costringendo, in caso di morte, a rifare intere sequenze a tratti pure piuttosto lunghe.

In ogni caso Alien: Isolation è, con tutta probabilità, la miglior produzione ispirata alla creatura di Ridley Scott dai tempi di Aliens: Scontro Finale. Nello spazio nessuno può sentirvi urlare, oggi come nel 1979.

Alien: Isolation è disponibile su Playstation 4, Xbox One, PC, Playstation 3 e Xbox 360.

A cura di Nicolò Carboni

BadGames.it – il Nuovo Gusto dei Videogiochi

Articolo Precedente

Twitter imita Facebook. Addio all’ordine cronologico, ora tweet per pertinenza

next
Articolo Successivo

Turismo digitale: per ora da Franceschini solo fumo e molta confusione

next