Lanci di uova e fischi contro Matteo Renzi. Il premier, ospite del festival della rivista Internazionale a Ferrara, è stato ‘colpito’ da alcuni contestatori mentre si trovava sul palco in piazza Municipale (foto da Twitter). “La prima cosa che ho imparato è il rispetto delle idee e delle persone – ha risposto dopo l”attacco’ – e credo che tante persone sono qui non per farsi una frittatina o una crepe ma per ragionare: a chi non ha altri argomenti che le uova, noi continuiamo a rispondere con un sorriso nonostante i tentativi di tappare la bocca”. E a una donna che dalla piazza grida di non volere gli 80 euro ha ribattuto: “Me li renda signora, non si preoccupi qualcuno a cui darli si trova”. Ma oltre alla contestazione il presidente del Consiglio ha parlato di riforma del lavoro, preso le distanze dalle indiscrezioni sul patto del Nazareno e attaccato la “cultura del sospetto” e antiberlusconiana della sinistra. 

(video di Giulia Zaccariello)

Tornando sulla polemica intorno all’articolo 18, tema dibattuto durante la direzione dem in cui ha nettamente prevalso la linea del segretario, ha ribadito che la norma “ha un grande valore costituzionale”, ma non manca di lanciare una stoccata a “partiti e sindacati” che “si sono fatti la leggina per loro e guarda caso a loro non si applica”. Renzi ha annunciato che martedì incontrerà le organizzazioni sindacali che, come la classe politica, “devono cambiare”, visto che “il 54% degli iscritti sono pensionati“. Un incontro per il quale gli “invitati”, che non ne sapevano nulla, riceveranno nelle prossime ore, spiega Palazzo Chigi, “una convocazione ufficiale”. Il Jobs Act è stato al centro del suo intervento e, a fronte delle perplessità di chi chiedeva se un eventuale ‘soccorso azzurro’ sulla riforma del lavoro porterebbe a un eventuale governo con Forza Italia, ha rassicurato: “Non accadrà e comunque non porterebbe a un nuovo governo di larghe intese“.

Renzi ha poi ribadito la sua convinzione al dialogo con l’opposizione. Incluso col Movimento 5 Stelle che finora si è sottratto al confronto ma che il premier puntualizza in ogni caso di coinvolgere. “Mi prendo tutti i fischi nel dire che è giusto fare l’accordo sulla legge elettorale e le riforme sulle regole con l’opposizione. Avrei parlato con i grillini se avessero avuto il coraggio di confrontarsi. Le regole in un Paese civile si devono scrivere insieme”. Scherza sull’ipotesi di un accordo con Silvio Berlusconi (“il patto del Nazareno è segretissimo? No, è stato tradotto in un atto parlamentare”) e a proposito dei ‘retroscena’ usciti sui giornali intorno al patto del Nazareno e sull’editoriale del direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli che aveva chiesto di rendere pubblico il contenuto dell’accordo, “in odore di massoneria” ha detto: “Io ho grande rispetto per gli editoriali. Io me li leggo e ‘me rode’ – ha proseguito il premier – perché vorrei discutere di scuole e invece devo parlare del patto del Nazareno e appena ne parlo anche la stampa internazionale drizza le antenne”.

Poi lancia la ‘sfida’ alla trasparenza per smentire l’alleanza col leader di Fi.”Possiamo chiedere a Berlusconi di venire in streaming, io non ho problemi – ha detto – ma questa è la cultura che ispira la sinistra italiana, quella del sospetto -ha spiegato il premier-. La giustizia non c’è nel patto del Nazareno, sulla giustizia c’è una riforma e Forza Italia ha detto di votare contro”. Il presidente del Consiglio prende anche le distanze dalla cultura dell’antiberlusconismo della sinistra, e ripete ancora una volta di rispettare gli elettori che hanno votato per Forza Italia. “Finchè Fi ha i voti di milioni di italiani, io rispetto quei milioni di italiani che non la pensano come me ma sono parte importante del Paese. Io sfido nel merito Berlusconi, alle elezioni vado contro di lui. Ma quando si scrivono le regole del gioco, l’idea di aver un nemico da agitare prima dell’uso è una idea di sinistra che non mi appartiene – ha spiegato il premier -. Non sono qui per parlare male di Berlusconi, con questo ragionamento l’avete mandato al governo per 20 anni. Se abbiamo preso il 40 per cento è perché abbiamo parlato dell’Italia e non di Berlusconi“.

Nel corso del suo intervento parla anche degli errori del suo esecutivo (“nei primi sette mesi ne ho fatti tanti”) e del difetto peggiore, che è quello di avere comunicato “molto peggio di come abbiamo governato”, senza essere “in grado di mostrare come la concretezza dell’azione di governo è molto superiore agli annunci”. Poi commenta il crollo del tesseramento nel partito democratico, che dalle 500mila iscrizioni del 2013 oggi si ferma a 100mila, ma difende la ‘tenuta’ dell’elettorato dem, snocciolando i risultati delle ultime elezioni e il consenso ancora “altissimo” che emerge dai sondaggi. “Abbiamo iniziato il tesseramento a metà aprile e vorrei farvi notare che abbiamo preso il 41% e poi ci sono stati tre voti regionali, in Sardegna, Piemonte e Abruzzo” dove hanno vinto dei governatori del Pd. In più, il partito “ha vinto nel 73% dei comuni italiani”. Al di là delle tessere rinnovate o meno, alcuni “problemini” sono stati riscontrati nel bilancio del partito. Ma “siccome i panni sporchi si lavano in casa li abbiamo risanati, senza licenziare nessuno”. Poche parole sull’Europa e sulla situazione economica del Paese. Riconosce però alla Germania, con la quale “si può anche litigare”, la bontà del rapporto tra scuola e lavoro. Un modello dal quale “dobbiamo copiare”.

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