Il “nuovo” prodotto interno lordo 2013 ammonta a 1.618,9 miliardi di euro. Quasi 59 miliardi in più, pari a un +3,8 per cento, rispetto al livello calcolato dall’Istat a marzo. Non cambia, invece, il tasso di variazione rispetto all’anno precedente, che resta inchiodato a -1,9%. Come dire: l’Italia si scopre un po’ più ricca, ma sempre in recessione. Eccoli, gli attesi dati sul pil rivisto utilizzando il sistema di calcolo Esa 2010. Quello che, come è noto, prevede l’inserimento dei proventi di attività illegali come la vendita di droga, la prostituzione e il contrabbando ma anche delle spese per ricerca e sviluppo e per armamenti. L’istituto di statistica ha diffuso lunedì mattina (in ritardo a causa della protesta di un gruppo di lavoratori precari) i dati aggiornati sul 2012 e il 2013. La differenza tra pil “vecchio” e “nuovo” è praticamente identica rispetto a quella registrata per il 2011, anno per il quale l’aggiornamento era già stato comunicato.

Ma ciò che più interessa al governo di Matteo Renzi e in particolare al ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan, che ha rimandato appositamente la presentazione dell’aggiornamento del Documento di economia e finanza, è l’effetto sui parametri di finanza pubblica. Il perché è presto detto: se il pil aumenta, pur per motivi puramente contabili, il debito pubblico, il cui valore è rimasto invariato, “pesa” di meno: dopo il ricalcolo si attesta (ma attenzione, il dato anche in questo caso si riferisce al 2013) al 127,9% del Pil, dal 132,6% con il vecchio sistema. Un po’ di ossigeno, nel giorno in cui un editoriale del Financial Times lancia l’allarme sulla sostenibilità dei conti pubblici italiani. Giù anche il parametro deficit/pil, che scende dal 3% stimato lo scorso aprile al 2,8 per cento. Uno scarto non enorme che vale però la certezza di rispettare i paletti di Bruxelles. Migliora poi, nel senso che cala, anche la pressione fiscale, calcolata come peso delle tasse sul pil: con il ricalcolo scende al 43,3% dal 43,8 per cento.

Per quanto riguarda il 2012, il livello del Pil sale a 1.628 miliardi di euro dai 1.566 della stima precedente. La “spinta” data dall’illegalità, dunque, è stata in questo caso ancora più alta: oltre 61 miliardi.

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