Se fossimo a scuola, probabilmente li avrebbero già bocciati. In un’azienda nemmeno a pensarci: segnalazione, richiamo e fine del contratto. Perché se sul posto di lavoro non ti presenti per il 99 per cento delle volte, la collaborazione non può che essere interrotta. In Parlamento invece è tutta un’altra storia. Antonio Angelucci ad esempio dall’inizio della legislatura nel 2013 ha votato alla Camera 22 volte su 5653 e ha presentato zero atti (leggi, interrogazioni o altro). Forse l’editore di Libero era in Aula ad assistere ai lavori parlamentari o magari aveva altri impegni. E’ sua la maglia nera. A Palazzo Madama ottiene il “premio assenze” l’avvocato di Silvio Berlusconi, Nicolò Ghedini: ha espresso il suo voto 11 volte su 6770 e la sua presenza è pari allo 0,16 per cento. Dall’inizio della legislatura ha firmato 3 disegni di legge e un’interrogazione, però in compenso è nel gruppo di lavoro per la riforma della giustizia del governo Renzi. Certo, non tutti danno buca al momento del voto: i più presenti a Montecitorio sono Cinzia Maria Fontana e Giuseppe Guerini del Pd, al Senato i democratici Carlo Pegorer e Federico Fornaro.

I dati sono quelli di Openpolis, portale che monitora la partecipazione dei parlamentari a Camera e Senato: per essere precisi i report considerano solo le votazioni dei singoli e quindi non valutano “i casi in cui il parlamentare si astiene volontariamente, ma è presente in Aula; le votazioni non elettroniche; le partecipazioni ai lavori di commissione”. Tutte condizioni da mettere sul piatto quando si analizzano le presenze: a luglio ad esempio, il Movimento 5 stelle e Sinistra ecologia e libertà hanno a più riprese abbandonato i lavori di Palazzo Madama durante la discussione della riforma del Senato e in tutti quei casi sono stati considerati assenti per i dati Openpolis. Una mancanza che però è stata sottolineata da più parti, tanto che il gruppo M5S al Senato ha fatto una nota per precisare la propria posizione: “Sono state oltre 3mila le votazioni che hanno interessato il disegno di modifica costituzionale Boschi. Come noto abbiamo deciso di esprimere il dissenso non votando pur essendo presenti in Senato. Perciò, risultando assenti quel giorno, si risulta assenti a tutte le votazioni che in esso si sono tenute”.

Alla Camera vedono poco anche l’altro legale di Berlusconi, Piero Longo, deputato di Forza Italia: 5,89 per cento delle presenze. Seguono l’ex sottosegretario Rocco Crimi (Fi) che ha votato 346 volte su oltre 5mila e la collega azzurra Daniela Santanchè che ha un tasso di assenze del 22,57%. Nella lista nera c’è anche l’imprenditore Filippo Piccone del Nuovo centrodestra (23,95 per cento per soli 1354 voti). Alberto Bombassei dei Popolari per l’Italia registra appena il 28,1 per cento di presenze: la giunta per le elezioni nei mesi scorsi aveva discusso del presunto conflitto di interessi (è presidente della Brembo spa ed ex vicepresidente di Confindustria): tutto archiviato, ma il suo voto ha comunque inciso poche volte. Caso diverso è quello del deputato democratico Francantonio Genovese: è stato assente il 65 per cento delle volte, ma a maggio l’Aula ha autorizzato il suo arresto e a Montecitorio per ora non può proprio tornare. Hanno avuto gravi problemi di salute e hanno passato molti mesi in ospedale l’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani, Stefano Quintarelli – già direttore dell’area “digital” del gruppo 24 Ore e ora nei Popolari per l’Italia – e il forzista Marco Martinelli. In testa invece per numero di votazioni (tra il 99 e il 98 per cento) Cinzia Maria Fontana (Pd), Giuseppe Guerini (Pd), Tino Iannuzzi (Pd), Marco Carra (Pd), Francesco Mottola (Forza Italia), Lorenzo Basso (Pd), Mara Carocci (Pd), Tiziano Arlotti (Pd), Rocco Palese (Forza Italia) e Gianni Melilla (Sel).

A Palazzo Madama il record negativo se lo contendono Ghedini e il senatore Denis Verdini. L’uomo delle riforme, il ponte tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi ha schiacciato il pulsante 639 volte e ha collezionato solo il 9,59 per cento di presenze di Aula. Forse impegnato nel lavoro diplomatico tra Nazareno e Palazzo Grazioli, il tempo per stare in Aula non era tra le sue priorità. Poco dietro di lui l’ex ministro delle finanze e ora al gruppo misto Giulio Tremonti: ha un tasso di assenza dell’85 per cento. Seguono in discesa, ma con dati non meno confortanti Riccardo Conti di Forza Italia (21,6 per cento), il senatore a vita e premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia (12,49 per cento), Altero Matteoli (Fi) (32,57 per cento), Sandro Bondi (Fi, 32,15 per cento), l’ex presidente del Senato Renato Schifani (Ncd) (29,88 per cento), l’azzurra del cerchio magico di Berlusconi Mariarosaria Rossi (35,21 per cento), Paolo Romani (41,21 per cento) di Forza Italia, l’ex ministro del lavoro Maurizio Sacconi (42,63 per cento) del Nuovo centrodestra. Strappano al pelo la bandiera del 50 per cento di presenze Paola Taverna, ex capogruppo M5S, l’ex direttore del Tg1 e senatore di Forza Italia Augusto Minzolini e l’ex ministro della giustizia azzurro Francesco Nitto Palma. Tra gli assenteisti alle votazioni figura anche il presidente del Senato Pietro Grasso, ma le ragioni sono dovute alla sua carica: non può votare durante i lavori d’Aula per la sua funzione. Tra i più presenti ancora i senatori democratici Carlo Pegorer, Federico Fornaro, Vito Vattuone e Luigi Giuseppe Cucca. Seguono Franco Conte (Ncd), Venera Padua (Pd), Gianluca Rossi (Pd), Daniele Gaetano Borioli (Pd), Valeria Cardinali (Pd) e Magda Angela Zanoni (Pd).

I democratici restano sul podio di primi della classe in quanto a presenze sia al Senato che alla Camera. Un vittoria però condizionata dal modo di raccogliere i dati: se si considerano le votazioni e non si calcola la non partecipazione al voto, di fatto chi si esprime in linea con il governo risulta necessariamente tra i più presenti. Sono penalizzate le opposizioni, ad esempio, che spesso scelgono il non voto come forma politica di protesta. Può essere una giustificazione per Angelucci, Ghedini e Verdini. Forse a scuola e in azienda se ne sarebbe tenuto conto, resta da vedere come la prenderanno i datori di lavoro dei parlamentari: i cittadini.

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