Come ogni estate, chi non sente la crisi è il calcio spagnolo. Anzi, le due regine del calcio spagnolo Real Madrid e Barcellona, che a un mese dalla chiusura del mercato hanno già speso rispettivamente 120 e 141 milioni a fronte di incassi per 27 e 75. Il Real prendendo Navas (10 milioni di euro) Kroos (30) e Rodriguez (80) al posto di Morata (20) e Sahin (7) ha chiuso con un disavanzo di 93 milioni. E ora è pronto all’assalto di Falcao: valore 60 milioni. Il Barça con gli acquisti di Bravo (12), ter Stegen (12), Rakitic (18), Mathieu (20) e Suarez (81) e le cessioni di Sanchez (37), Fabregas (33) e Bojan (5) ha un disavanzo di 66 milioni. Cifre inimmaginabili per ogni mercato europeo, escluse le squadre degli sceicchi Paris Saint-Germain e Manchester City il cui portafoglio può attingere a pozzi petroliferi senza fondo. Se queste ultime due sono finite sotto la lente del Fair Play finanziario, patteggiando multe e chiudendo la questione, sull’allegro mercato di Real e Barça penderebbero anche indagini dell’Unione europea. Ma il loro sistema pare inattaccabile.

Innanzitutto in Spagna vige la vendita separata dei diritti tv, che ha fatto sì che per un triennio le due squadre abbiano firmato un contratto separato con Mediapro che garantiva loro 145 milioni annui fino al 2016. Nulla a che vedere con i sistemi di vendita collettiva europei, che tendono a proteggere le piccole società nei confronti delle grandi. E nemmeno con il sistema italiano che grazie a diverse clausole permette una sperequazione enorme tra i pochi storici grandi club e gli altri. Poi va aggiunto che nel 1990, quando tutti i club calcistici spagnoli dovettero diventare società per azioni a responsabilità limitata, è stato concesso a Real e Barça il riconoscimento di organizzazione no profit, come all’Osasuna le cui fortune però non sono paragonabili: dal rischio della bancarotta di qualche anno fa è passata alla retrocessione nell’ultima stagione. Questo status speciale permette loro di avere esenzioni fiscali.

Infine il punto più controverso e dirimente dell’intera questione: la particolare struttura federale spagnola. Le due regine del calcio sono infatti le migliori rappresentanti delle regioni di Castiglia (nonostante la grande Madrid sia comunità autonoma) e Catalunya, influiscono in maniera decisiva su lavoro, economia, e turismo. Per questo i prestiti contratti dai due club con le banche regionali di riferimento sono garantiti dal governo centrale, e possono quindi non essere considerati debiti. Un’operazione simile ha fatto l’oligarca Abramovich, prestando personalmente parte del suo patrimonio al Chelsea e garantendolo a sua volta. Ma qui si tratta di un intervento governativo. Per questo, a dicembre 2013 la Ue ha deciso di aprire un’indagine per concorrenza sleale, aiuti di stato mascherati che hanno alterato il mercato e la libera concorrenza. Nel mirino per lo stesso motivo oltre all’Osasuna anche Athletic Bilbao, Valencia, Hercules ed Elche.

Fosse solo questo. Le banche di riferimento di Real (Caja Madrid) e Barcellona (Bancaja) sono state inglobate nel conglomerato di Bankia, che nel 2012 dopo aver dichiarato un buco di 19 miliardi è stata salvata dal governo spagnolo grazie ai fondi della stessa Unione europea. Curioso che Bankia abbia offerto all’epoca alla Ue per ottenere gli aiuti la garanzia degli stessi prestiti concessi a Barcellona e Real per l’acquisto dei loro campioni. In pratica la stessa Ue che oggi dovrebbe indagare e vigliare è stata la prima a sovvenzionare il mercato delle due squadre attraverso i prestiti a Bankia. E la stessa Bankia è il referente cui si rivolgono tuttora i due club per sovvenzionare i loro acquisti.

Ma non è finita qui. Se alla Juventus il comune di Torino ha venduto a prezzo stracciato l’area di Continassa per la realizzazione della sua cittadella sportiva, anni fa il governo regionale ha acquistato dal Real i terreni di Las Tablas, dove il Real ha costruito la sua cittadella, sovrastimandone il prezzo del 200%. Mentre il Barcellona è invischiato nella questione tasse per l’acquisto di Neymar, punta di un iceberg che non si scioglierà mai per l’enorme convenienza che la sopravvivenza dei due club assicurano alle loro regioni di riferimento. Ecco perché a tutti piacerebbe poter disporre dei fondi per acquistare James e Suarez, e vedere in campo insieme Ronaldo, Bale, Benzema e James o Suarez, Messi e Neymar, ma solo Real Madrid e Barcellona possono permetterselo.

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