Il commento più deluso arriva da un collaboratore storico: “Non avevo mai visto un contratto con il compenso bloccato per dodici anni e che, a parità di prestazioni, invece di essere aumentato viene poi ridotto”. Accade nel giornalismo. Accade a Napoli. Accade nel più importante e prestigioso quotidiano della Campania e forse del Mezzogiorno, Il Mattino, proprietà del Gruppo Caltagirone. Il 15 luglio il direttore Alessandro Barbano ha firmato una lettera indirizzata ai circa 60 collaboratori della provincia di Napoli e alle decine di giornalisti pagati a pezzo sparpagliati tra le altre quattro province campane per comunicare che “il persistere della crisi dell’editoria mi impone un ulteriore taglio dei costi delle ns. collaborazioni giornalistiche già a partire dal 1 agosto 2014. Ti preannuncio pertanto che nei prossimi giorni la mia segreteria ti contatterà per proporti il nuovo compenso”.

La maggioranza dei cronisti raggiunti dalla lettera, che sono la colonna portante di un giornale che fonda il suo successo sulla copertura capillare dei comuni, percepisce 25,82 euro lordi ad articolo. Con un tetto massimo mensile di pubblicazioni: 15 per i giornalisti professionisti, 20 per i pubblicisti. Soldini, pochi, sui quali pagare Inpgi, tasse e spese non rimborsate. “So di chiederti un sacrificio – scrive Barbano – tanto doloroso quanto purtroppo necessario. Per questo seppure tu dovessi decidere di non proseguire la tua collaborazione meriti sin d’ora comunque e in ogni caso tutta la mia sincera comprensione e gratitudine”. “Sono certo però – prosegue il direttore – che anche in questa difficilissima situazione, non farai mancare il tuo preziosissimo personale contributo per consentire al giornale che amiamo di continuare a guardare con positività al futuro”.

I collaboratori invece, chissà perché, sono pessimisti. “Ciò che ci allarma di più – spiega una cronista delle pagine di Grande Napoli – è che il direttore non ci abbia precisato quanto intende tagliare. E che i segnali non siano buoni lo avevamo percepito con una recente comunicazione interna sui tempi dei pagamenti: prima venivamo retribuiti a trenta giorni per il mese precedente (a fine giugno gli articoli di maggio), ora ogni due mesi per i due mesi precedenti”. Nei mesi scorsi i cronisti de Il Mattino hanno firmato un documento che stabiliva che i pezzi sull’edizione online del quotidiano sono ‘gratuiti’. “Spesso – precisa un collaboratore – siamo noi a dover portare per il sito e per la carta foto e video, che non ci vengono pagati”.

Il Coordinamento Giornalisti Precari della Campania, sigla che raggruppa giovani e agguerriti cronisti accomunati dal lavoro privo di particolari tutele contrattuali e sindacali, ritiene che la lettera di Barbano sia il primo effetto “del contratto truffa firmato a Roma da Fieg e Fnsi l’8 luglio, che calpesta il principio dell’equo compenso”. Un accordo che, ricorda un comunicato di Senza Bavaglio, stabilisce per gli autonomi un trattamento economico minimo di 3mila euro lordi l’anno, 250 al mese per il giornalista che produce per la stessa testata almeno 144 articoli l’anno – di almeno 1600 battute, quelli più corti non si pagano – per i quotidiani. “Cifre ben al di sotto dei minimi stabiliti da qualsiasi contratto collettivo nazionale, che ledono la dignità professionale e il principio di equità dei lavoratori”. Si attende ora una reazione del sindacato dei giornalisti campani. Quello nuovo. Il vecchio è rovinosamente fallito pochi mesi or sono in un mare di debiti.

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