Oltre un milione di bambini in Italia vive in una condizione di povertà, 300 mila in più rispetto allo scorso anno. Il 7° Rapporto sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, presentato a Roma negli scorsi giorni, parla chiaro. “Ci sono degli strumenti previsti anche dalla legge per migliorare la condizione dell’infanzia, ma non vengono attivati” denuncia Arianna Saulini, coordinatrice del gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC). “Dal 2012, il ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro – spiega – non ha più effettuato le nomine per l’Osservatorio nazionale infanzia, che quindi non è stato più riconvocato e non è stata più assolta la sua funzione di scrivere la bozza del Piano Nazionale Infanzia da sottoporre all’approvazione del ministero”. Secondo la legge 451 del 1997, l’Osservatorio deve predisporre ogni due anni il piano nazionale di azione di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva. E invece, fa notare Saulini, “l’ultimo piano risale al 2011, senza contare che prima di quel documento c’erano stati sette anni di vuoto: dal 2000 sono stati predisposti soltanto tre piani, meno della metà di quelli previsti per legge”. Durante la conferenza stampa di presentazione del Rapporto, il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, ha annunciato di “destinare una quota di risorse a queste politiche” all’interno della delega fiscale e della legge di stabilità, ma la coordinatrice del Gruppo CRC sottolinea che per la creazione dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia (L38/2006), “nel corso degli anni, attraverso leggi finanziarie, sono stati già messi a disposizione circa 10 milioni di euro dal Dipartimento delle Pari Opportunità, finalizzati alla creazione di una banca dati per monitorare il fenomeno sul territorio che, però, non è stata mai realizzata: ad oggi non è stato prodotto alcun dato”. I fondi sono stati impiegati “in altri progetti tra cui conferenze e campagne di comunicazione, tra cui – continua la coordinatrice del Gruppo CRC – spicca la realizzazione di un portale web dell’Osservatorio, costato oltre 2,5 milioni di euro, cui si aggiungono costi di hosting per oltre 700 mila euro: una spesa pubblica abnorme” di Paola Mentuccia

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