“Un tentativo di furto ai danni degli attuali azionisti”. L’amministratore delegato del gruppo assicurativo delle Coop, Carlo Cimbri, ha così definito le cause con cui i vecchi azionisti di FonSai chiedono a UnipolSai di essere risarciti per il crollo del titolo causato dalla gestione Ligresti e dall’aumento di capitale del 2012 (gestione Unipol, questa volta).   Chi chiede un risarcimento “sta cercando di mettere le mani in tasca a decine di migliaia di azionisti di UnipolSai che hanno investito nella società sulla base di questo programma industriale“, ha detto Cimbri in assemblea a un azionista arrabbiatosi per l’accusa di “furto”.

“Per quanto riguarda il tentativo che qualcuno sta portando avanti, mi riferisco ai vecchi azionisti di FonSai, di venire a mangiare sul patrimonio attuale della società e di mettere le mani nelle tasche dei nuovi azionisti per arricchirsi, ho già detto quello che penso in altre assemblee: non credo che vi siano le ragioni e questo è anche il parere dei legali che ci assistono. Quindi resisteremo in tutte le cause di giudizio e con tutti i mezzi perché lo riteniamo un tentativo di furto ai danni degli attuali azionisti”, ha spiegato Cimbri. Per questo “non riteniamo di dover fare accantonamenti a fronte di questi potenziali contenziosi”. Agli azionisti che non hanno sottoscritto l’aumento del 2012, perdendo gran parte del loro investimento in FonSai, Cimbri ha invece detto che “ognuno aveva la possibilità di sottoscriverlo, se non l’ha fatto ha fatto le sue valutazioni”.

La reazione nasce dal fatto che alcuni piccoli soci di UnipolSai sono intervenuti all’assemblea del gruppo assicurativo per contestare il fatto che la società non abbia accantonato alcuna somma in vista di eventuali risarcimenti da corrispondere agli ex soci di FonSai, che hanno fatto causa per vedersi risarcite le perdite subite a causa della gestione Ligresti. “Cimbri ha dimenticato di indicare il danno per gli azionisti che non hanno sottoscritto l’aumento di FonSai (del 2012, ndr): hanno perso il 96% del proprio patrimonio. Siccome non esiste una legge che impone di depauperare il patrimonio del singolo azionista, questa operazione sotto il mio profilo è stata contra legem e sapete che l’ho impugnata davanti al tribunale di Bari per quanto riguarda Unipol e davanti a quella di Torino per quanto riguarda FonSai”, ha detto un piccolo risparmiatore, sottolineando di aver perso 450mila euro. Dal canto suo Finleonardo, che ha chiesto a UnipolSai un risarcimento di 12 milioni per le perdite subite dopo la sottoscrizione dell’aumento da 460 milioni del 2011 di FonSai, ha nuovamente contestato il fatto che la società, allora gestita dai Ligresti, fosse già a conoscenza dei buchi nelle riserve che hanno contribuito alle perdite miliardarie emerse negli esercizi successivi. “L’aumento del 2011 era falsato da dati incompleti o completamenti falsi”, ha detto il rappresentante della società, chiedendo al collegio sindacale di UnipolSai di “rendere pubblici i pareri legali” che hanno giustificato la mancata appostazione in bilancio di accantonamenti.

UnipolSai, poi, “è certa del fondamento giuridico delle proprie ragioni per cui non intende promuovere alcuna iniziativa transattiva” nei confronti della famiglia Ligresti e degli ex amministratori e sindaci verso cui ha intentato azioni risarcitorie e di responsabilità prendendo le distanze dai tempi in cui aveva invece concesso una manleva alla famiglia siciliana e ai suoi amministratori. A ribadirlo è stato ancora una volta Cimbri per il quale “non è possibile prevedere la tempistica di tale contenzioso” e non ha escluso in futuro l’avvio di nuovi procedimenti di sequestro cautelare verso altri soggetti oltre a Salvatore, Jonella e Giulia Ligresti e agli ex manager di FonSai, Antonio Talarico e Fausto Marchionni.

Per quanto riguarda invece i rapporti con l’Antitrust se per il presidente dell’Authority Giovanni Pitruzzella, “la concentrazione tra Unipol eFonSai è stata concessa a condizioni rigorose, ora aspettiamo di vedere come si comporteranno le aziende. Speriamo che vengano rispettati i patti, altrimenti ci sarà la multa“, per Cimbri la questione è chiusa. Con la vendita di 1,1 miliardi di premi ad Allianz, però, UnipolSai ritiene di aver soddisfatto le condizioni poste dall’Antitrust per autorizzare la fusione con Fonsai. “Con quella operazione riteniamo di poter ottemperare alle condizioni” poste dall’Authority, ha detto Cimbri. “A livello nazionale siamo già al 30%” di quota di mercato mentre “a livello di ogni provincia aspettiamo che escano i dati Ivass anche se le nostre stime dicono che siamo rientrati in ogni provincia”. Qualora ci fossero degli sforamenti a livello locale “vedremo il da farsi” insieme all’Authority. Quanto al marchio della Milano Assicurazioni, che l’Antitrust ha imposto di cedere, “chiusa l’operazione con Allianz lo ritiriamo dal mercato. Non lo utilizzeremo neppure a livello divisionale”. Però la riduzione dei debiti subordinati verso Mediobanca (100 milioni entro quest’anno, altri 250 entro il 2015 secondo le prescrizioni Antitrust) è ancora in cantiere. L’emissione di un prestito subordinato “è una delle opzioni possibili ma non abbiamo ancora deciso. In ogni caso qualsiasi sarà la ‘size’ (ammontare) non andrà a incrementare l’indebitamento”. Infine per quanto riguarda le ipotesi di vendita della disastrata Unipol Banca, UnipolSai “non ha aperto nessun dossier nuovo. La banca deve lavorare sul recupero di redditività, poi si vedrà”. 

Nessuna intenzione, però, di uscire dal salotto del Corriere della Sera. “Penso che Rcs è impegnata in un profondo programma di ristrutturazione e per realizzare un programma di ristrutturazione c’è bisogno di stabilità nell’azionariato, se no tutto diventa complicato – ha detto Cimbri che al momento dell’ingresso in FonSai si era invece espresso in tutt’altri termini – “Per questo nell’interesse della valorizzazione economica della nostra partecipazione in Rcs sosterremo qualsiasi ipotesi volta a stabilizzare l’azionariato”. 

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