Eletto con 121 voti favorevoli, 8 contrari, 4 astenuti e una scheda bianca, è l’ex delegato Fiom Maurizio Lunghi il nuovo segretario della Camera del lavoro di Bologna. L’uomo che dovrà ricompattare le fila del sindacato cittadino nel suo momento più difficile, con la spaccatura tra Susanna Camusso e Maurizio Landini, nata in seguito all’accordo sul Testo unico di rappresentanza siglato dal numero uno della Cgil con Confindustria, Cisl e Uil, ancora fresca nella memoria, rappresenta entrambe le anime delle due correnti che il 5 marzo scorso avevano diviso la camera del lavoro più grande d’Italia, tanto da spingere l’ex segretario Danilo Gruppi a ritirare la sua candidatura per un secondo mandato: i metalmeccanici, il cuore pulsante dell’area dissidente nei confronti della dirigenza nazionale, e la Cgil più moderata, più camussiana. Lunghi, del resto, faceva già parte della segreteria Gruppi con l’incarico di responsabile delle politiche contrattuali, della rappresentanza e della sicurezza sul lavoro, e contemporaneamente ha iniziato la sua carriera sindacale tra le fila dei metalmeccanici. Così, l’auspicio nei corridoi di via Marconi 67 è che la sua nomina ora ricompatti tutte le anime della Cgil, malpancisti e non, creando al contempo collaborazione tra le categorie e discontinuità con il vecchio governo locale.

Maurizio Lunghi – spiega Camusso, presente al comitato direttivo che ha eletto Lunghi – è una soluzione costruita collettivamente, e nasce sotto le migliori speranze. La scelta è stata fatta per rafforzare la struttura della Cgil in un momento di grande crisi occupazionale di grande necessità di un sindacato capace di difendere i lavoratori e contemporaneamente di rappresentare chi ha perso o sta cercando lavoro”. Lunghi, classe 1962, è entrato nella Cgil nell’82 da tubista delle Officine meccaniche del Gruppo Fochi di Calderara di Reno, poi, divenuto funzionario Fiom e membro della segreteria provinciale delle tute blu bolognesi, ha seguito alcune delle più complesse vertenze contrattuali degli anni novanta: Arcotronics, Ducati Motor, Minarelli, Malaguti Bonfiglioli, Sasib. E successivamente, come membro della segreteria Gruppi, si è occupato di contrattazione per le vertenze La Perla, Rizzoli, Cartiera di Marzabotto, Coopertone. La sua esperienza, però, assicura il neosegretario della Camera del lavoro del capoluogo emiliano romagnolo, che per 40 giorni “di passione” è stata, per la prima volta nella sua storia, a rischio commissariamento, non sarà destinata a risolvere la crisi intestina della Cgil: “Come sindacato – ha infatti precisato Lughi – abbiamo le capacità per affrontare i problemi che abbiamo di fronte, quelli che si trovano al di fuori delle nostri discussioni interne, come la crisi che sta sommuovendo il nostro tessuto economico e produttivo, e il mare di disoccupazione e precariato a cui bisogna dare una risposta. Lo slogan, se così si può dire, è alzare lo sguardo: basta guardare troppo all’interno dell’apparato sindacale, concentriamoci su ciò che succede attorno a noi”.

Un occhio di riguardo, tuttavia, il segretario della Cgil di Bologna lo rivolgerà alle tute blu, che nei mesi scorsi, affiancate anche da altre categorie, dalle comunicazioni al commercio, sin dallo scontro Camusso – Maurizio Landini sul Testo unico di rappresentanza, avevano preso una posizione fortemente contraria alla dirigenza nazionale, tanto da spingere l’ex numero uno di via Marconi 67, Gruppi, a opporre il “gran rifiuto”: rinunciare, cioè, a un secondo mandato, per costringere il sindacato “a fare i conti con ciò che succede”. “L’emergere – diceva Gruppi a due giorni dal passo indietro – di una deriva in cui rintraccio una componente di fondamentalismo”. Quella, appunto, guidata dalle tute blu, che il Testo unico avevano dichiarato di non volerlo riconoscere.

Lunghi, invece, ha sottolineato che, se per conoscere i nomi della nuova squadra di governo bisognerà attendere ancora qualche giorno, “potrebbe rappresentare una forma di discontinuità con la precedente segreteria” il tentativo di riallacciare con il sindacato dei metalmeccanici: “Vedremo se ci sono le condizioni per recuperare la Fiom. Noi veniamo da una gestione pluralistica della Camera del lavoro, una gestione unitaria è il passo successivo”.

Discontinuità quindi, ma non troppo. Perché il lavoro del nuovo governo provinciale, precisa il neosegretario, partirà comunque dal documento approvato a maggioranza nel corso dell’ultimo congresso, quello che si concluse con il passo indietro di Gruppi e l’ombra del commissariamento. Un ringraziamento particolare, infatti, Lunghi, iscritto al Partito Democratico sin dalla sua fondazione, l’ha rivolto proprio al suo predecessore, che “ha la capacità di compiere una lucida analisi politica, e di affrontare con coraggio situazioni come quella che si è presentata in chiusura dell’ultimo congresso”. “Gruppi – sottolinea il segretario bolognese – ha squarciato una discussione portandola in una dimensione che ci ha costretti al confronto, senza ipocrisie, senza paludi e senza opacità”.

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