Gli amministratori delegati e i presidenti delle società quotate partecipate dallo Stato non potranno svolgere più di tre mandati. La loro riconferma avverrà in base al lavoro fatto. Per la nomina dovranno essere rispettati i restrittivi criteri sulla onorabilità e la professionalità. Queste sono alcune delle indicazioni al governo contenute nel documento approvato a maggioranza dalla commissione Industria al Senato, con il parere favorevole del viceministro dell’Economia Enrico Morando. La discussione sulla nomina di persone indagate o con cause giudiziarie pendenti avviene dopo la recente condanna in primo grado dell’ad di Eni Paolo Scaroni.

La risoluzione  presentata dal presidente della commissione Massimo Mucchetti, del Partito democratico, chiede anche a Palazzo Chigi la riduzione degli stipendi dei manager: compresi delle parti fisse e variabili, di eventuali stock option e stock grant. I compensi dovranno basarsi su “un forte principio di progressività” con “l’eventuale miglioramento dei compensi dei capi azienda e il proporzionale miglioramento sostenibile dei salari”. Il documento impegna il governo a una selezione meritocratica, che rispetti “nella definizione delle liste i requisiti di onorabilità, oltre a quelli di professionalità” previsti dalla mozione sulle nomine delle società pubbliche approvata da Palazzo Madama il 19 giugno 2013 e fatta propria dal governo in una successiva direttiva del Mef.

In proposito è stata particolarmente critica nei confronti di Eni l’introduzione alla risoluzione redatta da Mucchetti che, partendo dalle vicende giudiziarie del suo amministratore delegato, ha ricordato che “la mozione del Senato poneva al governo l’esigenza di escludere dalle liste le persone che siano state condannate anche solo in primo grado o che siano rinviate a giudizio per tutta una serie di reati ovvero che abbiano patteggiato”. E aggiunge “chi abbia patteggiato per tangenti o altri reati simili dovrebbe essere lasciato al settore privato ove per il settore privato la cosa non costituisse problema”. 

Il documento prevede anche la facoltà di istituire presso la direzione del ministero dell’Economia “unità di valutazione dei risultati delle aziende” e chiede al governo di trasmettere annualmente al Parlamento una relazione che illustri l’andamento delle società a partecipazione pubblica. A favore della risoluzione hanno votato Pd, M5s, Scelta civica, Per l’Italia e gruppo Misto. Contro invece si sono espressi i senatori di Forza Italia, mentre quelli di Ncd e Lega Nord si sono astenuti. 

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