Il governo di Matteo Renzi sta per annunciare il suo primo vero colpo: l’accordo sullo scambio di informazioni fiscali con la Svizzera. Al Tesoro – spiegano al Fatto Quotidiano una fonte governativa e una di maggioranza – stanno ultimando gli ultimi dettagli tecnici sul testo che verrà formalizzato a breve. Quando? “Tra qualche giorno e con questo intendo dire veramente pochi giorni”, è la replica esatta. L’accordo con la Confederazione elvetica è stato, infatti, croce e delizia degli ultimi due governi: tanto Mario Monti che Enrico Letta avevano lavorato in questa direzione e il secondo – insieme a Fabrizio Saccomanni, che curava il dossier – ha evidentemente fatto un buon lavoro se ora Matteo Renzi si appresta a chiudere la vicenda positivamente dopo poche settimane di permanenza a Palazzo Chigi.

Sembrano risolti, dunque, i temi che erano ancora sul tavolo a metà febbraio: la questione del libero accesso al mercato italiano da parte delle banche svizzere, quella del regime fiscale dei lavoratori frontalieri e della cancellazione della Svizzera dalla “lista nera” italiana.

Il secondo atto di questo processo , ovviamente, è la presentazione di un nuovo decreto (o disegno di legge) sulla voluntary disclosure, ovvero sul rientro volontario dei capitali esportati illegalmente all’estero, visto che le norme volute da Enrico Letta sono state stralciate in commissione Finanze della Camera proprio questa settimana: i lavori andavano a rilento e il decreto – in cui hanno trovato posto anche aiuti alle zone terremotate – rischiava di non essere approvato entro la scadenza (il 28 marzo).

“Il testo sarà più o meno lo stesso”, fanno sapere dal governo: “Nessun anonimato per gli evasori e nessun condono mascherato”. Le nuove norme, insomma, ricalcheranno quelle scritte da Fabrizio Saccomanni il 29 gennaio scorso: al contribuente che autodenuncia al fisco il denaro detenuto illegalmente all’estero viene cancellato l’eventuale reato di omessa o infedele dichiarazione e parte delle sanzioni (un quarto per la semplice regolarizzazione, la metà se i soldi rientrano nel nostro paese o in uno dell’Unione europea). Per altri comportamenti fraudolenti , invece, la pena dai 18 mesi ai 6 anni è ridotta fino alla metà. Ovviamente chi invece non collabora rischia di veder inasprite le sanzioni. “È evidente – dicono al Tesoro – che il decreto sulla voluntary disclosure senza l’accordo sulle informazioni con la Svizzera rischiava di non funzionare: ora quelli che hanno portato i soldi lì in nero sanno che possiamo trovarli e sono, diciamo, incentivati a collaborare col fisco”.

La notizia è buona anche dal punto di vista del gettito fiscale. Non si sa esattamente a quanto ammontino i depositi di denaro detenuti illegalmente all’estero da cittadini italiani, ma le varie stime li quotano tra i 150 e i 200 miliardi di euro (ovviamente, la Svizzera fa la parte del leone). Il ministero dell’Economia, già ai tempi di Saccomanni, aveva stimato in 40 miliardi di euro i capitali destinati a emergere nell’arco di un anno e mezzo che avrebbero garantito un gettito fiscale di almeno otto miliardi di euro. Ossigeno per le impegnative promesse di Renzi agli italiani.

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