Nuovo centro desaparecido. Ncd. L’avvento di Matteo Renzi alla guida del Pd, prima, e l’assalto alla diligenza della legge di stabilità, poi, hanno trasfigurato il partito neonato di Angelino Alfano in un ectoplasma di governo. Come se fosse già svanito l’effetto della trionfale convention del 7 dicembre scorso, agli Studios di via Tiburtina a Roma. Ncd è diventato anche l’acronimo di un fantasma suonato dopo il confronto tra Alfano e Renzi chez Vespa vinto per acclamazione dal sindaco di Firenze. Dunque: quo vadis Angelino senza quid (copyright B.)?

La scena raccontata sul Giornale dal senatore azzurro Augusto Minzolini, tornato retroscenista per un giorno, esprime tensioni, paure e anche rancori personali. Tutto accumulato in pochissimo tempo, a partire dalla scissione dal carisma berlusconiano. Ecco lo sfogo di Fabrizio Cicchitto al telefono con Alfano, rivelato da Minzolini: “Angelino sono qui alla Camera a fare il coglione tra i coglioni. Qui crolla tutto e tutti sono incazzati con noi. Non abbiamo una linea e non contiamo più niente”. Dal governo Napolitano-Letta-Alfano a quello Napolitano-Letta-Renzi, in attesa che il nuovo leader del Pd scopra una volta per tutte le sue carte sul voto anticipato nel 2014. Dice un parlamentare autorevole di Ncd, a microfoni spenti: “Un partito quando nasce è vittima del caos e sulla legge di stabilità non c’è stata sintonia tra i nostri ministri e il gruppo parlamentare”. Un altro aggiunge: “È in atto uno scontro generazionale pure tra di noi. Da un lato ci sono i quarantenni , non solo Alfano ma anche Enrico Costa che fa il capogruppo alla Camera, e dall’altro i vecchi come Cicchitto, Schifani, Formigoni. La mossa di Napolitano di ritirare il decreto salva-Roma può aiutare i quarantenni a scardinare un sistema”. Questioni di punti di vista.

In ogni caso sulle “marchette dell’ultimo treno per Yuma” (sempre Cicchitto) nella legge di stabilità e dintorni, Ncd ha misurato il suo peso molto relativo nella maggioranza dell’era renziana. Anche al Senato dove ha potuto contare sul presidente della commissione Bilancio e su un relatore del provvedimento, il partitino di Alfano ha patito brucianti sconfitte. Come quella sull’emendamento a favore di slot-machine e gioco d’azzardo, ritirato a furor di popolo e su cui è intervenuto direttamente lo stesso vicepremier e ministro dell’Interno per placare le polemiche. Peggio ancora a Montecitorio. Spiega un deputato alfaniano molto impegnato sulla legge di stabilità: “Il Pd l’ha fatta da padrone perché da quando c’è Renzi è come se fossero diventati due partiti: i renziani e poi tutti gli altri delle varie correnti”. Caos su caos, che sta spazzando via l’esile creatura partorita dai lombi alfaniani. Il Pd renziano l’ha fatta da padrone su casa e condoni per spiagge, arrivando persino a sconfessare il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, giovane turco democrat. I falchi azzurri, da giorni martellano, sugli scissionisti di Ncd ormai “privi di ruolo politico” (Gasparri), e invitano Letta a prendere atto della fine di governo e maggioranza. Alfano e gli alfaniani però si appellano alla fatidica scadenza di metà gennaio quando “sarà firmato” il nuovo patto di governo. Le elezioni nel 2014 sarebbero esiziali per loro, non solo per Napolitano e il fronte anti-renziano del Pd.

L’obiettivo di Alfano resta quello, come ribadisce un suo fedelissimo, di continuare a costruire “il suo profilo da leader di tutto il centrodestra”. Anche per questo il Nuovo Cavaliere Decaduto, altro acronimo di Ncd, non rompe del tutto e continua a mandare avanti, contro Napolitano e i traditori poltronisti, solamente i falchi. Un teatrino sfibrante in cui sia gli alfaniani sia i berlusconiani recitano un copione da attori non protagonisti. La legge elettorale sarà la madre di tutte le battaglie per capire se il fronte Renzi-Grillo-Berlusconi sbaraglierà la monarchia assoluta del Quirinale. Di qui, le minacce prima di Quagliariello, ministro Ncd per le Riforme, poi di Schifani, di aprire una crisi di governo sulla riforma del sistema di voto. Il vicepremier e i suoi proveranno nei prossimi giorni a ritagliarsi dei ruoli da primo piano ma l’impresa è ardua. Senza dimenticare che c’è un partito da costruire in vista delle Europee del maggio 2014. I sondaggi, riferiscono da Ncd, “sono buoni, non inferiori al sei per cento”. Gli alfaniani si presenteranno senza altre zavorre centriste (Casini o Mario Mauro) e questa è un’altra incognita ad altissimo rischio.

Da Il Fatto Quotidiano del 27 dicembre 2013

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