Arriva anche il ministro dell’integrazione Cecile Kyenge per supportare la candidatura alle Primarie Pd di Matteo Renzi. Sfondo scenografico le oltre 2500 persone che riempiono l’Unipol Arena di Casalecchio di Reno (Bologna) per il passaggio del sindaco di Firenze alla conquista dell’Emilia Romagna. La Kyenge interviene circa 45 secondi e dice qualcosa come: “Io credo nel cambiamento e dopo averci riflettuto voto Renzi”. Poi il ministro del governo Letta, fino al 2012 medico in provincia di Modena, si siede in prima fila accanto ai sindaci Pd emiliano romagnoli – Merola di Bologna, Balzani di Forlì, Manca di Imola – al segretario regionale del Pd, coordinatore nazionale della campagna di Renzi, Stefano Bonaccini; all’assessore provinciale Prantoni; a decine di consiglieri comunali tra Bologna, Ferrara, Cesena.

La conquista della via Emilia in un palasport che non si scalda nemmeno con Jovanotti e Lucio Dalla che canta Futura, autorizza Renzi a commentare la sentenza della Corte Costituzionale citando il suo primo voto in cabina elettorale: “Bocciato il Porcellum torneremo a votare con la legge elettorale proporzionale che c’era prima del 1992, ma il 18 aprile del ’93 votammo per avere il maggioritario”. Aneddoti personali, battute, spezzoni di film e telefilm sul megaschermo che sta alle spalle – pure il Benigni di Berlinguer ti voglio bene, ma poi precisa: “Non vogliamo fare la rivoluzione del lavoro come dice lui” – , l’intervento di Renzi per la platea che lo attende per un paio d’ore inizia con un dialogo estemporaneo con un signore che dalla platea urla: “Asfaltali”; e lui che subito getta acqua sul fuoco: “Non dobbiamo asfaltare Gianni e Pippo (Cuperlo e Civati ndr), ma Silvio nei prossimi mesi”. E poi ancora nello storytelling renziano c’è spazio per una frecciata a sindacati (“noi dialoghiamo con i nostri elettori, non con i sindacati o gli imprenditori”) e la descrizione di tre punti per cui votarlo per cambiare più che il Pd, l’Italia: “Taglierò un miliardo dei costi della politica e metà li reinvestirò per aiutare i disabili e l’altra metà alla difesa del suolo; poi voglio una riforma del lavoro perché gli operai non parlano più di politica e il Pd non riesce più a raccogliere il loro voto; infine la rottamazione di un’idea di Europa con meccanismi istituzionali in cui si fanno proposte serie sull’educazione scolastica”.

Difficile però sentire una parola chiara di Renzi sulle spese pazze in Regione che hanno visto proprio un neorenziano soccombere sotto le inchieste della magistratura, anzi le parole per Errani e Richetti sono di elogio: “Siete la regione che spende di meno in Italia e che ha tolto per prima i vitalizi, siete un esempio anche per la mia Toscana. E poi il consigliere regionale se io vincerò prenderà non più di 4300 euro netti al mese come prende il sindaco del capoluogo della provincia di provenienza”. Infine due piccoli incidenti di percorso comunicativo. Quando il sindaco di Firenze prova a chiedere in quanti hanno votato Grillo alle ultime elezioni cercando una selva di mani alzate, ne conta si e no dieci e non riesce a finire il ragionamento sul recupero dei reprobi finiti sulla strada dei 5 Stelle. E ancora tra la citazione di Don Milani e un frammento di Bellissima di Luchino Visconti, sbucano i Simpson che parlano male del Parlamento italiano e Renzi non può che ricordare alla platea con un’età media piuttosto alta che dei personaggi di Matt Groening sa poco o nulla: “Andate alle primarie dell’8 dicembre per far capire che l’Italia non può essere un termine di paragone mondiale per la corruzione”.

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