Andrea vive a Centocelle, popolare quartiere di Roma. Una mattina si sveglia e si accorge che non c’è acqua. Scende in strada a controllare il contatore, e scopre che qualcuno ha tagliato le utenze del condominio. Dodici famiglie – tra cui due anziani in assistenza, una donna incinta e un bimbo di 30 giorni – restano totalmente a secco, nemmeno il flusso di sopravvivenza per bere. «Risulta una bolletta non pagata», spiega l’operatore che ha effettuato il distacco. I condomini sono stupiti, nessuno li ha avvertiti. In effetti c’è una bolletta inevasa da 600 euro, ma l’amministratrice di condominio dice di non aver ricevuto alcuna raccomandata che avvisava del distacco. «Io non so niente», risponde l’operatore; «Lavoro per una società esterna che deve solo effettuare i distacchi». Alla fine il condominio pagherà il dovuto, più duecento euro per il distacco e il riallaccio delle utenze, da versare con la successiva bolletta.

Il caso di Andrea non è isolato: a Roma e negli 84 comuni dell’Ato2 (Ambito territoriale ottimale del Lazio centrale, gestito da Acea) sono sempre più numerose la famiglie cui è stata tagliata completamente l’acqua. Non solo: nessuno è riuscito a sapere chi siano i misteriosi operatori che procedono ai distacchi del contatore. Fino a un paio di anni fa, Acea – Spa partecipata al 51% dal Comune di Roma – gestiva direttamente questo servizio; oggi lo appalta ad aziende esterne, i cui costi e la cui “identità” devono restare inspiegabilmente top secret. Simona Savini, del Coordinamento romano acqua pubblica (Crap), racconta: «Ogni giorno riceviamo telefonate da cittadini cui hanno staccato l’acqua. Così, abbiamo scoperto che un servizio delicato come quello dei distacchi è stato appaltato a ditte esterne, di cui non riusciamo a sapere nulla». Gli operatori non devono avvisare nessuno, perché i contatori sono in strada. Arrivano, aprono gli sportelli e sigillano i rubinetti. «Tra l’altro si muovono ‘a zona’, nel senso che una volta arrivati in un quartiere chiudono tutti i rubinetti morosi», continua Simona. «Ci siamo accorti di questo problema a settembre, quando hanno staccato l’acqua a un condominio che aderiva alla campagna di obbedienza civile». Si tratta di cittadini che, nel rispetto del referendum sull’acqua del giugno 2011, hanno deciso di “autoridursi” la bolletta, decurtandola del famoso 7% che remunera il capitale investito dalle multiutility. Secondo il Crap, a Roma il risultato del referendum non è stato rispettato, e le “autoriduzioni” sarebbero l’unico modo per applicare la legge.

Subito dopo il distacco di settembre 2013, quindi, il Coordinamento è andato in Campidoglio a protestare, durante una seduta del Consiglio comunale. Alla fine è stata approvata una mozione che impegnava il Comune a intervenire, affinché Acea cessasse la pratica dei distacchi, “lesiva di un diritto umano”. «In quell’occasione il sindaco Marino era presente, noi gli abbiamo urlato che volevamo un incontro», ricorda ancora Savini. «Lui ci ha dato appuntamento per il 24 settembre, ma la sera del 23 l’ha cancellato». In seguito c’è stato un altro distacco tra gli aderenti alla campagna di “obbedienza civile”: il Crap è tornato in Consiglio comunale e ha ottenuto una seconda mozione, analoga alla prima: «In quell’occasione ci è stato detto che i vertici di Acea sarebbero stati convocati dal Comune. Ad oggi non è ancora avvenuto, e Marino da settembre non si è fatto più sentire».

Eppure, a causa della crisi sempre più famiglie non riescono a pagare l’acqua. Vittoria, del Caf Asia-Usb di Tor Bella Monaca, descrive una situazione esplosiva: «Nel quartiere dove lavoro i distacchi sono per morosità. Si tratta di disoccupati, di persone che cercano di arrangiarsi…devono scegliere se mangiare o pagare l’acqua», spiega. «Qualcuno ha anche provato a rompere i sigilli: Acea se n’è accorta e ha tagliato direttamente i tubi. Allora chi può va alla fontanella, o a farsi la doccia da amici e parenti». Il sospetto è che i distacchi siano migliaia ogni mese; tuttavia, è impossibile sapere chi è incaricato di eseguirli, con quali modalità e a quali costi. Sul sito di Acea l’ultimo bando per appaltare la gestione delle utenze idriche risale al giugno 2012. E nemmeno allora furono pubblicati i nomi delle società vincitrici. Abbiamo chiesto le ragioni di tanta riservatezza: «Non possiamo rivelare nomi delle società anzitutto perché non vogliono farsi pubblicità, e poi per evitare che, conoscendosi, facciano cartello tra loro», spiegano dall’azienda.

Difficile anche avere notizie del bando di gara e del capitolato d’appalto: sapere quanto paga Acea per ogni distacco e ogni riallaccio dell’utenza. «Si trova tutto sul sito», dicono dall’azienda. Tuttavia, per accedervi bisogna registrarsi come azienda interessata all’appalto, con tanto di ragione sociale, partita Iva e sede legale. È evidente che il normale cittadino non può ottenere informazioni. «Non vedo perché un cittadino debba avere la necessità di accedere a un portale per bandi. Può cercarlo sulla Gazzetta ufficiale». Al tempo stesso, però, chi si vede staccare l’acqua deve pagare, oltre alla bolletta mancata, 100 euro per il distacco e altri 100 per il riallaccio dell’utenza. Normale che si voglia conoscere il costo che Acea sostiene per questo servizio, visto che è controllata dal Comune di Roma – quindi dalla collettività – con il 51% delle azioni. «Non è assolutamente vero. Al cittadino non costa nulla il distacco e il riallaccio dell’acqua. Costa solo a noi, che lo paghiamo intorno ai 30 euro». Peccato che siano gli stessi solleciti dell’Acea a testimoniarlo, così come il sito internet, dov’è scritto: “In caso di fornitura già sospesa deve essere pagato sia il distacco pari a € 100 + IVA che il riallaccio pari a € 100 + IVA”. Dall’azienda, però, qualcosa trapela sulle misteriose società dei distacchi: «Abbiamo creato un bacino con una decina di aziende prequalificate, che partecipano ai nostri bandi. Ne apriamo uno ogni mese: loro fanno le offerte, e noi scegliamo quelle più vantaggiosi. In ogni caso, distacchiamo i clienti morosi con un regime di tolleranza davvero ampio. Deve trattarsi di migliaia di euro», precisa no, anche se esistono testimonianze di distacchi per due, trecento euro o meno.

Il Crap, comunque, promette battaglia: il 22 Novembre a Roma si svolgerà un’assemblea pubblica su Acea e sul problema delle morosità. «I distacchi sono legati alla gestione privata dell’acqua. Acea è controllata dal Comune, ma Marino sta dimostrando che il controllo pubblico è inesistente. E questo ci preoccupa più di ogni altra cosa».

Articolo Precedente

Concordia, un allievo: “Schettino saltò sul tetto della scialuppa”

next
Articolo Successivo

Donna incinta uccisa, Palazzo Chigi condannato a risarcire la madre

next