“Noi non veniamo”. La risposta del Movimento 5 Stelle è netta: non andranno al Quirinale per l’incontro riparatore anche con le opposizioni per quanto riguarda la riforma della legge elettorale. Linea dura, insomma. Dopo le polemiche e la dura reazione delle opposizioni al vertice tra Napolitano e la maggioranza sulla legge elettorale, Grillo e i suoi hanno ‘snobbato’ in segno di protesta le iniziative del presidente della Repubblica. “Non andremo perché non siamo né in una monarchia assoluta, né in una Repubblica Presidenziale” ha detto la capogruppo dei senatori M5S Paola Taverna, secondo cui l’invito è “tardivo” nonché arrivato “a giochi ormai fatti”. Non solo. All’incontro questo pomeriggio al Quirinale parteciperanno solo Sinistra ecologia e libertà e Fratelli d’Italia. Mentre anche la Lega Nord ha comunicato che non salirà al Colle. 

 

“Non ci piacciono le convocazioni frettolose, fatte all’ultimo minuto solo nel tentativo di rimediare a un errore molto grave – ha detto il capogruppo Massimo Bitonci – Quanto accaduto ieri è gravissimo: aver convocato un vertice con la sola maggioranza su un tema parlamentare è sintomo di partigianeria inaccettabile”. Il Carroccio, inoltre, ha avanzato anche una propria richiesta: “Chiediamo di essere ricevuti in delegazione completa, con il nostro segretario Maroni, e non insieme al resto dell’opposizione con la quale non ci riconosciamo – ha continuato il leader leghista – Abbiamo nostre proposte da rappresentare che sono lontane mille miglia da quelle di Sel o M5S. Come rappresentanti del Nord di cui portiamo avanti le istanze, saremo dunque ben lieti di salire al Colle ma da soli, e con una convocazione fatta nei tempi e modi dovuti nel rispetto del ruolo di ognuno”.

Doppio rifiuto, quindi, per Napolitano. Tutto avvenuto in seguito alle critiche mosse dai grillini, ma anche della Lega, Fdi e Sel, quando dall’ufficio stampa del Quirinale è trapelata la notizia della volontà del Capo dello Stato di ascoltare i vari gruppi di opposizione sulla riforma del Porcellum. Ma per i vertici del Movimento quella del Colle è “una mossa tardiva: tentano di mettere una pezza quando ormai il guaio è fatto. Se ci fosse stata la volontà di un confronto ampio, Napolitano avrebbe convocato tutti i capigruppo, senza distinzione alcuna. Non si va al Quirinale a cose fatte, a queste condizioni non ci stiamo”, il ragionamento delle ultime ore. “E poi basta – avrebbe ripetuto un infuriato Grillo ai suoi – con un Presidente che rappresenta solo chi gli pare, ignorando i 9 milioni di italiani che ci hanno votato”. Di fatto, i rapporti tra Napolitano e i 5 Stelle si fanno sempre più tesi, giorno dopo giorno. Ieri da Trento l’annuncio di Grillo: “Abbiamo dato mandato al nostro ufficio legale per presentare la richiesta di impeachment”. Una strada, quella della messa in stato d’accusa del Presidente, a cui i grillini lavorano alacremente da giorni: da Roma sarebbero già stati spediti dei dossier, diretti a Genova e Milano, con tutte le informazioni per dare seguito alla richiesta di impeachment contro Napolitano.

Sulla questione è intervenuto anche Matteo Renzi, che a Radio24 ha difeso Napolitano: “Il presidente ha detto che convoca anche l’opposizione, ha risolto – è stato il parere del sindaco di Firenze – Se avesse convocato solo la maggioranza non sarebbe stato bello, ma convoca anche l’opposizione. Fa il suo ruolo”. Non solo. Il rottamatore ha usato l’ironia per dire la sua sulla riforma del sistema di voto: ”Presto credo che possiamo festeggiare le 100 settimane di attesa per la riforma della legge elettorale tema che è diventato ormai una barzelletta” ha detto Renzi, secondo cui la nuova legge elettorale dovrebbe essere bipolarista, dare un vincitore certo e garantire la stabilità per 5 anni.

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