Il giorno dello stop all’inceneritore di Parma Iren aveva promesso il ricorso alle vie legali, e così è stato. La multiutility titolare della realizzazione e gestione dell’impianto di Ugozzolo ha presentato ricorso al Tar dell’Emilia Romagna per chiedere la sospensiva del provvedimento che lo scorso 3 luglio ha imposto il blocco del forno acceso da appena qualche giorno. E non è escluso che per il Comune di Parma possa arrivare una richiesta di risarcimento danni per il tempo in cui l’impianto è rimasto fermo.

Il ricorso è stato presentato contro il Comune e la Provincia di Parma, i due enti titolari dei permessi e delle concessioni relative all’impianto, e anche quelli che hanno avuto la responsabilità formale alla sospensione dell’attività del forno. Il 31 luglio il Tar esaminerà la richiesta di sospensiva dello stop alla combustione e in un successivo momento entrerà nel merito della questione. La multiutility ha infatti chiesto di chiarire quale sia l’ente che deve rilasciare l’agibilità edilizia all’impianto per farlo partire a pieno regime, visto che nell’ultima comunicazione ricevuta il Comune aveva dichiarato di non essere competente in materia.

Il 29 giugno il tanto discusso camino aveva cominciato a bruciare rifiuti in forza della richiesta da parte di Iren di un titolo di agibilità provvisorio al Comune guidato dal Cinque stelle Federico Pizzarotti, che dalla sua campagna elettorale nel 2012 si è sempre dichiarato contrario all’avvio dell’impianto. Per il Comune la richiesta di Iren era irricevibile e dopo un’istruttoria di qualche giorno, il parere negativo era stato girato alla Provincia, che ha fatto scattare l’obbligo di sospensione delle attività di smaltimento a Ugozzolo.

Iren però è determinata a superare al più presto lo stallo e rispettare così il programma di avvio del forno, che prevedeva una fase preliminare di combustione fino al prossimo 26 settembre. Anche perché nel frattempo proseguono le trattative con il fondo F2i, interessato ad entrare in Iren Ambiente con 80 milioni di euro, ma come dimostrava la lettera dell’ad Vito Gamberale pubblicata da ilfattoquotidiano.it, la questione inceneritore crea non poche preoccupazioni per l’investitore.

Di certo pesa il fatto che la tabella di marcia dello smaltimento rifiuti si sia arrestata a causa dei provvedimenti di Comune e Provincia, provocando un ingente danno economico alla società, che è intenzionata a chiedere i danni. Sulla testa del Comune pende già la richiesta avanzata al Tar di 28 milioni di euro di risarcimento per il blocco del cantiere di Ugozzolo stabilito nell’estate del 2011 dall’ex sindaco Pietro Vignali. Ora il conto potrebbe diventare molto più salato. Ogni giorno in cui nel camino non bruciano rifiuti, Iren perde infatti non solo il ricavo dello smaltimento, ma anche quello derivante dalla vendita di energia prodotta dalla combustione.

Senza contare che dal funzionamento del forno dipendono anche gli incentivi statali per la società, i cosiddetti “certificati verdi” di 4,5 milioni di euro per 15 anni che per legge spettano agli impianti per la produzione di energia da fonti alternative. Iren finora aveva accelerato le fasi di realizzazione e accensione del forno di Ugozzolo proprio per rientrare nei parametri previsti dalla legge, come le date di avvio. Il Gse (Gestore dei servizi energetici), società controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze, in un primo momento non aveva riconosciuto Ugozzolo come impianto cogenerativo per mancanza di documentazione, escludendo quindi la multiutility dall’accesso ai fondi, ma Iren ha fatto ricorso al Tar del Lazio e ha inoltre presentato un’altra domanda con una documentazione integrata per fare in modo che anche l’inceneritore di Parma venga ricompreso nella lista.

Nelle intenzioni della multiservizi il forno di Ugozzolo a fine settembre dovrebbe entrare in funzione a pieno regime, ma questo dipende anche da cosa deciderà il Tar in merito al blocco.

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