Prima ha scelto quattro blocchi di edifici nel quartiere di Nossa Senhora de Fátima, a Lisbona. Con la sua bicicletta, il suo aspetto da Babbo Natale e la sua determinazione ha bussato a ogni ristorante, panetteria o supermercato per prendere gli avanzi di cibo. Poi ha utilizzato lo stesso metodico principio per distribuire gli alimenti tra i vicini più poveri: chiedere, casa per casa, se c’era bisogno di quella che lui stesso, con un certo pudore, ha definito “una integrazione alimentare”. Oggi Hunter Halder, sessantenne di origine statunitense, in Portogallo da vent’anni, riesce a dare da mangiare a più di 300 persone al giorno. Tra loro anche le “Marie clandestine” che non vogliono rivelare la loro identità per vergogna e che raccolgono i pasti in luoghi prestabiliti. L’obiettivo è trasformare Lisbona nella prima capitale senza fame e senza dispersione alimentare entro il 2014.

Tutto comincia due anni fa, quando l’uragano della crisi portoghese spazzava, tra gli altri, anche il posto di lavoro di Halder, consulente in risorse umane da quindici anni. E’ stato allora che lo statunitense ha capito che era arrivato il momento di mettere in pratica almeno uno di quei filantropici progetti da sempre immaginato. Gli frullavano quattro idee in testa, tra la barba bianca e l’inseparabile borsalino. All’improvviso ne è venuta fuori una quinta, una sera, mentre cenava con la sua famiglia al ristorante. Lo sguardo della figlia si era corrucciato nel sapere che l’insalata che non mangiava più sarebbe finita nella spazzatura. “Le risposi col solito ritornello: è una cosa inevitabile, è la legge dell’offerta e della domanda, il sistema è fatto così. Ma lei aveva ragione, per la miseria. E mi misi a pensare”. Halder ha concepito così una maniera semplice per evitare lo spreco alimentare quotidiano, con una forma di consegna a domicilio per aiutare chi non arriva a fine mese. E adesso è il papà del progetto Re-food, un’organizzazione senza scopo di lucro il cui motto è “Re-Food 4 Good”.

All’inizio girava in bicicletta da solo. Con due grandi ceste, una davanti, l’altra dietro, piene di tupperware e buste di plastica. Dopo un mese aveva già trenta collaboratori. Adesso, nel quartiere di Nossa Senhora de Fátima, sono circa trecento i volontari che, sempre in bicicletta, vanno a prendere il cibo avanzato in 115 locali, tra ristoranti, bar e panifici del quartiere. Halder, che ha vinto già diversi riconoscimenti, salva 100mila pasti dai bidoni della spazzatura. Ma non basta: il numero delle persone che chiede aiuto è in aumento. “Il cibo è lì. C’è solo bisogno di una bicicletta per andare a cercarlo” dice, mentre racconta della prima sede nell’estate 2011: la cucina di casa.

A gennaio, per la prima volta, le due ruote di Halder sono arrivate più a nord, nel quartiere di Telheiras: circa un centinaio di volontari hanno trovato diversi ristoranti disponibili a donare il cibo avanzato e hanno segnalato le famiglie in difficoltà del quartiere. E Re-food ha avuto dalla sua altre 285 tavole calde. Dopo cinque incontri in cinque diversi luoghi strategici della città, l’associazione ha lanciato venti nuovi gruppi di lavoro per monitorare almeno altri dieci quartieri. “Basta mettere insieme 10 o 12 volontari per avere una massa critica. E cominciare a bussare alle porte di casa”. “Conquisteremo l’intera Lisbona”, pronostica ridendo il Re del cibo.

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