“Forse c’è una volontà politica perché le cause di lavoro qui vengano bloccate”. Tribunale di Nola, sezione lavoro e previdenza. Quella che dovrebbe occuparsi delle cause di lavoro di alcune delle più importanti aziende del Mezzogiorno, dalla Fiat di Pomigliano al Cis di Nola, dall’Alenia a NTV, fino alla Montefibre di Acerra, e che quindi dovrebbe essere messo nelle condizioni di lavorare al meglio. Punto di riferimento anche per chi, negli anni, si è ammalato a causa dell’inquinamento del cosiddetto “Triangolo della morte”, quella fetta di territorio campano oggetto di sversamenti illeciti di rifiuti di ogni sorta. E invece, rivela una dipendente, “tutte le persone che sono andate in pensione nell’ultimo anno non sono state sostituite, le cause pendenti sono trentamila e ci sono solo 8 giudici. Corriamo appresso alle carte per non far scadere gli atti”. In queste condizioni, i rinvii sono all’ordine del giorno (su un foglietto si legge addirittura di proroghe dal 2012 al 2014), e le cause possono durare anche dieci anni. Nel palazzo ci sono fascicoli ovunque: chiunque può prenderne uno e portarlo via dagli armadietti rigorosamente aperti dei corridoi, ma anche da terra, o dalle scrivanie dove sono accatastati. “Abbiamo situazioni di gente ammalata di cancro – denuncia Lucia Casaburo, presidente dell’Associazione degli avvocati previdenzialisti di Nola -, licenziamenti, gente cui l’INPS non paga la disoccupazione e che non sa di che vivere, insomma vere e proprie emergenze sociali. Qui ci vorrebbe un intervento forte, ma la politica rispetto a tutto questo dove sta? Che interesse ha perché questa sezione venga affossata e non funzioni?”di Andrea Postiglione

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